Invia una foto scabrosa alla chat del catechismo sospeso il sacerdote

L’immagine gira tra genitori e ragazzi, interviene il vescovo Don Graziano Rizzo è stato parroco di Prozzolo fino al 1999



Una foto che ritrae un momento di autoerotismo spedita nella chat del catechismo. Un’immagine inequivocabile, con un pene in primo piano e i santini sullo sfondo. Il mittente è un prete, don Graziano Rizzo, 73 anni, collaboratore pastorale della parrocchia delle Cave, dal 14 luglio 1985 al 1999 parroco a Prozzolo di Camponogara. Un banale errore su una chat di Whatsapp fa emergere così l’ennesimo scandalo nella Diocesi di Padova. Nulla a che vedere con il caso delle orge in canonica a San Lazzaro, organizzate dall’ex parroco don Contin. Tuttavia ciò costituisce, per stessa ammissione del vicario generale don Giuliano Zatti, «un altro motivo di sofferenza per la Chiesa di Padova». Con un provvedimento d’urgenza il prete è stato allontanato dalla parrocchia in cui prestava servizio e da qualsiasi altro ambito pastorale.

La dinamica è chiara e figlia dei tempi, dove tutto passa attraverso Whatsapp: rapporti di lavoro, comunicazioni scolastiche, contatti tra amici e persino il catechismo. In vista delle cresime le catechiste hanno chiamato a raccolta i genitori in uno dei classici gruppi, per averli tutti raggiungibili in un attimo: un meccanismo partecipativo in cui è stato incluso anche don Graziano. Dal punto di vista tecnico sbagliare è facilissimo. Sbagliano i fidanzati, sbagliano mariti e mogli, figurarsi se non può sbagliare un uomo di 73 anni poco incline alla tecnologia. E infatti l’errore è arrivato. Qualche sera fa il caratteristico ti-tin della chat arriva in prima serata. I genitori dei ragazzi aprono il messaggio pensando di trovare una comunicazione. Invece trovano la foto scabrosa con i santini sullo sfondo. Il mittente è don Graziano, cala il gelo.Una madre scatta: «Ma non si vergogna? Cos’è questa schifezza?». Si affretta a rispondere una catechista, asserendo a presunti hackeraggi. Il prete non si rende conto subito del misfatto. Risponderà solo il mattino successivo, fingendosi parte lesa e dicendo di essere pronto a sporgere denuncia alla polizia postale. Ma qualcuno decide di andare a fondo e, in un attimo, la notizia arriva al vescovo Claudio Cipolla. Gli interrogativi sono ancora molti e riguardano l’origine della foto, il soggetto ritratto, quello che doveva essere il destinatario. Saranno risposte che dovrà dare don Graziano, rinchiuso nella casa del clero di via San Girolamo.

È stato deciso di intervenire subito con un allontanamento dalla parrocchia delle Cave e, ancora una volta, la Diocesi ha optato per la linea del silenzio. Così come è stato fatto per don Contin, o per don Paolo Spoladore (quando si seppe che aveva un figlio) e, ancora più in là, con don Sante Sguotti che aveva scelto di abbandonare la tunica per amore.

La vicenda è divenuta di dominio pubblico e così, ieri, il vicario generale don Zatti si è sentito in dovere di inviare una comunicazione a tutti i preti della Diocesi: «In queste circostanze tutti usciamo sconfitti. Evitiamo di scandalizzarci reciprocamente». —



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