Investiti 45 milioni in cinque anni Allagamenti, territorio più sicuro

Bilancio di fine mandato del consorzio Acque Risorgive, il presidente: «Il nostro è un ente utile» Piano delle acque, Venezia tarda. Sul Marzenego nessun dubbio: «Va aperto in Riviera XX Settembre»
Di Mitia Chiarin

«A sette anni dall’alluvione del 2007 e grazie ai tanti cantieri accellerati dal commissario, possiamo dire che la situazione è migliorata e il nostro territorio ha dimostrato, di recente, di reggere meglio di altri. E pure le opere idrauliche collegate al Passante stanno funzionando discretamente grazie alle opere idrauliche».

Cento pagine di dati riassumono quattro anni di lavoro del consorzio Acque Risorgive, nato dalla fusione di Dese Sile e Sinistra Medio Brenta, ente che sovrintende a centomila ettari di territorio tra Venezia, Padova e Treviso e coinvolge 52 Comuni, vari corsi d’acqua e la pregiata laguna di Venezia. Un’area dove vivono 650 mila persone. Un lavoro di manutenzione e controllo quotidiano per fiumi come il Lusore, il Muson dei Sassi, il Dese, lo Zero, il Marzenego e tratti di Naviglio Brenta e Sile.

Il bilancio di fine mandato del consorzio presieduto da Ernestino Prevedello e diretto da Carlo Bendoricchio è ricco di spunti di riflessione. Il bilancio di cinque anni di lavoro vale 45 milioni di euro merito, dice Prevedetto, di un «grande lavoro di squadra iniziato con l’unificazione dei due consorzi». Insomma, altro che «ente inutile, qui si lavora assieme ai Comuni».

I dati. Del bilancio annuale da 9 milioni di euro, almeno la metà se ne va in sfalci, 800 mila euro per espurghi e manutenzioni di rive; 1 milione di euro per le criticità idrauliche; 800 mila per le emergenze.

Piano delle acque. Solo l’8 per cento dei Comuni non ha approvato il Piano delle acque e tra i ritardatari, causa aggiornamento in corso, figura il Comune di Venezia.

Marzenego. Dalla “pressione” di tante associazioni mestrine è partito anche il contratto di fiume del Marzenego, progetto di spicco del Consorzio che collabora con il Comune anche alla riapertura del corso del fiume a Mestre. «Noi abbiamo spiegato al comitato di cittadini contrari che per noi la riapertura del Marzenego deve proseguire anche in Riviera XX Settembre e non fermarsi in via Poerio. Non siamo ai livelli di Genova, ma un fiume visibile è più facilmente controllabile di un canale tombato. Si tratta di sicurezza», spiega il direttore Bendoricchio.

Nuovi cantieri. Sul fronte dei cantieri per interventi idraulici e sui fiumi, diversi dal programma di interventi decisi dal commissario dopo l’alluvione del 2007, 22 sono quelli portati a termine in quattro anni per un costo di 27 milioni di euro. Quattordici quelli con cantieri aperti (valore 13 milioni di euro) e 21 quelli in progettazione per un valore di 66 milioni di euro. La parte più importante è il progetto da 28 milioni di euro per disinquinare il canale Osellino da Mestre a Campalto, atteso da anni da ambientalisti e cittadini e al centro di numerose riunioni.

Ricerca e tecnologia. Il Consorzio punta sulla tecnologia con oltre mille manufatti gestiti via informatica, l’uso del Gps e 61 punti di monotoraggio. Si punta anche sulla ricerca. Dai nuovi modelli di simulazione delle piene ( 215 chilometri di canali studiati) agli esperimenti, rari in Italia, di riduzione dei nutrienti che arrivano in Laguna dai vari affluenti. E ancora: dalla Polizia idraulica che interviene per garantire fasce di rispetto e costruzioni a norma ai quasi mille pareri su lottizzazioni e opere minori chiesti dagli enti pubblici.

Pagano altri 42 mila. L’aggiornamento dei registri del consorzio con Catasto e Agenzia delle Entrate ha consentito di censire 42 mila unità immobiliari chiamate ora a versare il contributo. «Una volta si poteva dire che c’era chi non pagava, oggi no. Anche il vicino paga», avvisano dal conrsorzio. Ma l’evasione cresce di 2 punti percentuale per effetto della crisi economica e dei fallimenti di aziende.

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