Invalida dopo l’esplosione ora vuole il risarcimento

L’incidente causato da una fuga di gas in via Grassi nell’ottobre 2011 Fernanda Perdon ha portato in tribunale Italgas e Comune ma nessuno risponde
Di Carlo Mion
Mestre: scoppio appartamento. lightimage
Mestre: scoppio appartamento. lightimage

di Carlo Mion

La vita di Silvana Perdon è cambiata nel pomeriggio di domenica 16 ottobre 2011. Poco prima delle 17 entra in cucina, riempie la moka per farsi il caffè e una volta appoggiata la caffettiera sul fornello a gas gira il pomello per accendere il fuoco. In quel momento il mondo le esplode attorno.

Viene investita da una potente onda d’urto e da una fiammata. L’esplosione fa uscire gli abitanti dalle case di via Grassi dove la signora abita da sola al civico 4. Viene portata in ospedale dove trascorre i successivi nove mesi. Ora è invalida al 50 per cento e la sua abitazione è ancora chiusa.

Vigili del fuoco e polizia municipale hanno stabilito che l’esplosione è stata causata da una fuga di gas dalla condotta in strada. Ma per tutto questo nessuno ha mai tirato fuori il becco di un quattrino per risarcire, anche solo in parte, i danni patiti dalla donna.

In attesa del procedimento penale la signora aveva cercato, attraverso gli avvocati Danilo La Piana e Alessandro Nici Grifeo, di trovare un accordo con Comune e Italgas. Ebbene nessuno ha mai risposto alle sue richieste. E dopo un anno e mezzo è come se quanto successo non fosse colpa di qualcuno. Inizialmente erano stati indagati alcuni tecnici di Italgas ma successivamente sono usciti dal procedimento penale anche perché è stata prodotta una perizia controversa del tecnico nominato dalla Procura per verificare cosa fosse successo. Infatti se da una parte vigili del fuoco e polizia locale nelle loro relazioni finali, dopo essere intervenuti sul posto, attribuiscono alla vetustà dei tubi della condotta la fuga di gas entrato nella casa della donna e che ha causato l’esplosione. Ebbene un mese dopo l’esplosione quando Italgas ha già sostituito i tubi messi sul banco degli imputati da polizia locale e vigili del fuoco, il perito del pm ha fatto la sua perizia stabilendo che in realtà i tubi che Italgas gli ha consegnato non erano segnati dal tempo.

Stando alla ricostruzione fatta dai vigili del fuoco e dalla polizia locale, il gas che ha provocato l'esplosione sarebbe uscito dalla condotta esterna all'abitazione e poi, attraverso le condotte dei servizi, ha saturato il locale dell'abitazione adibito a cucinino, poi rimasta ferita. Il gas sarebbe uscito da una falla del tubo provocata da una microfessura provocata dal tempo sulla stessa condotta. Questo era emerso già nelle prime ore successive all’esplosione al termine dei carotaggi, eseguiti lungo il percorso del tubo. Il giorno successivo i tecnici hanno provveduto a scavare, per individuare con esattezza il punto dove il tubo si è rotto e per far ritornare regolare la fornitura del gas. In quel momento, stando alla relazione dei vigili del fuoco, erano emersi i segni del tempo sul tubo.

Dopo l’esplosione, quando i sanitari del Suem sono arrivati sul posto hanno trovata la donna a terra con ustioni di secondo e terzo grado sul cinquanta per cento del corpo. E in particolare su braccia, mani e volto. Ma il fuoco le aveva segnato anche il torace.

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