Inutili anche le ricerche con l’elicottero

Cavarzere. L’Adige non ha ancora restituito il corpo di Hamza, 15 anni. Continua la raccolta fondi per pagare i funerali
Di Diego Degan

CAVARZERE. Ancora una giornata di ricerche inutili, in parte ostacolate dal maltempo. Il fiume continua a nascondere il corpo di Hamza Brabane, il più giovane (15 anni) dei tre ragazzi marocchini annegati lunedì pomeriggio nelle acque dell’Adige. Ieri mattina l’arrivo di una perturbazione, con pioggia battente e vento intenso, aveva compromesso i piani di ricerca del corpo formulati alla vigilia.

L’elicottero dei vigili del fuoco non è potuto decollare, e anche l’immersione dei sommozzatori, del nucleo di Vicenza, è stata a rischio. I carabinieri avevano preventivato, comunque, l’esplorazione, via terra, delle rive del fiume e i vigili del fuoco potevano, al massimo, mettere in acqua il gommone. Invece, per fortuna, il maltempo si è dissolto nelle ultime ore della mattina e tutti si sono messi all’opera. I sommozzatori hanno scandagliato un lungo tratto dell’Adige, dalle Marice verso la foce, cercando di capire se qualche pianta o qualche asperità del fondo avesse trattenuto il corpo del giovane. Due gommoni dei pompieri (quello di Cavarzere e uno proveniente da Mestre) hanno percorso il fiume fino alla frazione di San Pietro, controllando entrambe le rive. L’elicottero è arrivato nel pomeriggio e ha sorvolato il fiume fino alla foce. Ma del corpo di Hamza non si è trovata traccia.

Le ricerche sono state interrotte verso le 18 ma riprenderanno oggi, ancora con i sommozzatori, via terra e sui gommoni. In caso di esito negativo, al momento, è prevista la continuazione anche domani, ma senza sommozzatori. Man mano che il tempo passa, infatti, aumenta lo spazio che il corpo, trascinato dalla corrente, potrebbe aver percorso e diventa sostanzialmente impossibile controllare chilometri e chilometri di fondale.

Il letto dell’Adige, in questa zona, appena ci si allontana dalle rive, è sostanzialmente piatto e un corpo che finisca al centro del fiume viene facilmente portato molto lontano. Tenendo conto del tempo trascorso dalla disgrazia, quindi, diventa sempre meno efficace la ricerca subacquea mentre l’imminente risalita del corpo, conseguente alle leggi fisiche sul galleggiamento, obbliga a preferire la ricerca di superficie.

Continua anche la ricerca dei fondi per pagare il trasporto delle salme in Marocco, dove si svolgeranno i funerali, secondo il rito islamico. La comunità marocchina sta raccogliendo contributi ma anche gli amici italiani dei tre ragazzi stanno cercando di organizzarsi, con l’aiuto degli insegnanti della Cappon e dei padri Canossiani. L’idea è costituire un Comitato che faccia da tramite per aiutare le famiglie a sostenere le spese del triste viaggio.

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