Intesa con i consorzi per il sabbiodotto sulla costa di Bibione
VENEZIA. A Bibione sta per partire il sabbiodotto, frutto della collaborazione tra consorzi privati, comune e Regione. A Jesolo si discute su quale sia la soluzione migliore: continuare con i ripascimenti o passare a interventi più strutturali? L’unica certezza è che non si può più ragionare per pezzi perché ogni intervento, come nel gioco del domino, può avere conseguenze a valle se non si progetta un disegno comune. È quello che ha cercato di spiegare nel voluminoso rapporto consegnato alla Regione - che glielo aveva commissionato - Piero Ruol, docente del Dipartimento Icea (Ingegneria civile e ambientale) di Padova.Un volume nel quale Ruol sostiene che, nonostante qualche intervento più strutturale possa essere realizzato, non si può prescindere dal ripascimento che resta la via più naturale per risanare i litorali. L’orizzonte del ripascimento protetto è quello cui guarda anche la Direzione del Bacino idrografico del litorale veneto guidato da Salvatore Patti.
L’altro grande nodo riguarda i finanziamenti: finiti gli anni della Legge speciale per Venezia, di cui godeva anche una buona fetta di litorale, dove trovare le risorse? A Bibione - che di quei soldi non ha mai goduto - tre anni fa hanno firmato un’intesa da tre milioni di euro di cui 2,1 a carico della Regione e i rimanenti del Comune e dei Consorzi (Bibione Mare, Bibione Spiaggia, la Fraterna) per la costruzione di un sabbiodotto: un sistema che con una draga sulla foce del Tagliamento e una condotta che corre parallela alla linea di costa, sottoterra per quasi tre chilometri, permette di trasferire direttamente la sabbia dalla foce al litorale. La realizzazione dell’intervento, su progetto dello studio padovana Hydro Soil, è in ritardo rispetto ai programmi ma se tutto va bene potrebbe diventare operativo per la prossima stagione. Il primo stralcio è stato assegnato nei mesi scorsi - gara vinta dalla Lmd di Concordia - mentre il secondo se lo è aggiudicato, l’altro giorno, la Tiozzo Fratelli di Conche.
A Jesolo la discussione è più articolata e lungi dal trovare una soluzione, non senza frizioni tra Comune e Regione. Le proteste arrivano soprattutto dalle categorie economiche - gli albergatori e i gestori degli stabilimenti - che negli ultimi anni sono tornati a chiedere con insistenza interventi di natura strutturale. Anche perché la sabbia che arriva da un giorno all’altro dalle foci - accusano associazioni come Forza Jesolo di Nicola Manente - è di scarsa qualità. Si parla di barriere da mettere sott’acqua, di pennelli e di reef ball, strutture che non fermerebbero l’erosione ma aiuterebbero a evitare la dispersione della sabbia. A chiedere interventi strutturali come le barriere c’è, in prima linea, Federalberghi. Dubbioso invece l’ex sindaco Francesco Calzavara, oggi a capo della commissione Ambiente della Regione, promotore di una proposta di legge per dare il via a interventi sperimentali. «Basta che si faccia presto», è il mantra del sindaco di Jesolo, Valerio Zoggia. Ma con che soldi, visto che la Regione è a secco? C’è chi ipotizza i canoni demaniali e chi, come Calzavara - «qualche concerto in meno e qualche soldo in più per la spaggia» - o il consigliere comunale Christopher De Zotti pensa a una quota della tassa di soggiorno. Il sindaco Zoggia non ne vuol sentire parlare.
Francesco Furlan
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