INTERVISTA ESCLUSIVA / Parla Lech Walesa: «L’Italia ce la farà»

Alla Mostra del Cinema un documentario sulla sua storia: «Italiani, il futuro è nelle vostre mani». Breve visita in Italia ma non è previsto un incontro con Papa Francesco

VENEZIA. «L’Italia? Ce la farà, almeno lo credo. Anzi, a voi italiani auguro ogni bene. Avete le menti giuste per uscire dalla crisi, siete persone meravigliose e vivete circondanti dalla bellezza. Ecco, forse siete viziati da troppa bellezza». Lech Walesa va giù dritto. Quando gli si chiede cosa pensa dell’Italia risponde senza pensare: «Avete tutti i mezzi per venire fuori dalla crisi e cervelli capaci di fare grandi cose. Per esempio gli architetti: i vostri sono in grado di costruire palazzi e città ecologiche meglio di chiunque altro. Potete essere davvero competitivi».

E qui verrebbe da chiedersi: cosa aspettiamo. La rivoluzione? Forse. «Il futuro è solo nelle vostre mani – dice Walesa – Potete farcela alla grande». Nessun riferimento particolare a fatti o volti della nostra politica: «Siete un paese tanto vicino a noi, è difficile fare commenti». E ieri, alla Terrazza Disaronno - che l’ex presidente polacco e fondatore di Solidarnosc, con moglie e figlio, ha raggiunto prima di ritirare il Premio Persol con il regista del film a lui dedicato, Andrzej Wajda, si parlava di altro: di cinema, di storia, di passato. Wajda, grande nome del cinema internazionale, ha dedicato il suo film fuori concorso a Walesa, l’ex operaio di Danzica diventato leader politico e figura fondamentale della storia europea contemporanea.

Dopo “L'uomo di marmo” e “L'uomo di ferro”, dedicati al nascente movimento di Solidarnosc, con “Walesa. L'uomo della speranza”, il trittico di Wajda si conclude. E Persol, come bene ha spiegato la responsabile del marketing Chiara Bernardi guarda ai contenuti e alla qualità per scegliere i destinatari del suo premio sotto la guida della Biennale. Ma in mezzo al glamour, alle scintille, ai vip e ai drink estivi che ieri hanno anticipato la cerimonia di premiazione in Sala Grande, il protagonista di un film che invita al ragionamento, e che per questo è stato premiato, parla e riflette: «Film come questo servono a guardare la storia con distacco, con la giusta distanza da quando sono accaduti». E in un clima teso, da tutti i punti di vista, per Walesa la via d’uscita dalla crisi, per l’Italia e per il mondo, sembra essere anche quella di una presa di coscienza collettiva che le cose possano andare in un altro modo.

L’ex presidente, con gli occhi del rivoluzionario e del credente, parla anche della sua fede religiosa e spera di incontrare a breve il Papa: «Siamo in una nuova epoca, non più in quella della guerra fra religioni. Le guerre non ci devono essere, ogni religione deve prendere il suo posto pensando che a governarci sia un unico e solo Dio». «Confido molto nel lavoro del Papa e dobbiamo credere tutti di riuscire a farcela - conclude Walesa - senza le guerre». Si vociferava di una sua visita imminente al Pontefice, ma smentisce. «Non ho programmi, per il momento, non so se resterò ancora in Italia o me ne andrò subito». Dice il regista Andrzej Waida, andato ad accoglierlo: Walesa ha visto il film, ma «prima e durante le riprese non si è mai fatto vedere, si è fidato evidentemente», dice Wajda che ha ha fatto un’opera biografica in cui a fare da cornice c’è l’intervista che Walesa concesse, su “suggerimento” degli intellettuali di Solidarnosc, ad Oriana Fallaci. Ad interpretare la giornalista è Maria Rosaria Omaggio che da sempre la ammira e più volte ha espresso il desiderio di interpretarla, «una regina degli opposti, fragile e aggressiva, che con Walesa trova un interlocutore con cui duellare».

Walesa. Uomo della speranza, al momento senza una distribuzione italiana, utilizza con originalità i materiali dell'epoca sostituendoli con immagini di cinema volutamente vintage, dando allo spettatore l'impressione di non distinguere i due piani. «I ventenni di oggi non conoscono Lech Walesa, non sanno chi è. Un eroe indiscusso. Riuscì dove intellettuali e aristocratici avevano fallito ogni tentativo di liberare la Polonia dal giogo comunista», dice Wajda . Nel film Wajda mostra un Walesa in famiglia, offrendo una visione della sua intimità e della forza che gli ha dato la moglie Danuta in tutti gli anni delle lotte e delle persecuzioni. Nella ricostruzione Wojtyla cardinale e poi papa e in generale la chiesa guidata dal cardinale Wyszynski restano sullo sfondo, con un ruolo minimo (poco più dell'immaginetta di Giovanni Paolo II nella penna con cui Walesa firmò l'accordo di Danzica), assai meno importante di quello che gli ha assegnato la storia del crollo del comunismo.

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