Interruzioni di gravidanza 13 medici non obiettori
«L’obiezione di coscienza è un diritto per i medici, ma se arriveremo a trovarci senza i non obiettori negli ospedali, si dovrà capire come far fronte alla legge che prevede l’interruzione di gravidanza assistita».
A parlare è Giovanni Leoni, il presidente dell’Ordine dei Medici e Odontoiatri di Venezia, che interviene così in un dibattito quanto mai acceso a livello nazionale. Nell’Usl 3 i ginecologi obiettori sono 41 su 54 pari a circa il 75 per cento del totale, quelli nei soli ospedali di Mestre e Venezia addirittura 20 su 25. Gli specialisti disponibili a praticare l’interruzione di gravidanza operano in entrambe le strutture e in questa fase sono stati sufficienti a garantirla. Né all’Angelo, né al Civile, si sono verificate criticità o difficoltà in passato nel garantire l’accoglimento delle richieste delle donne. A livello di Usl 3 il dato del numero di medici obiettori ricalca sostanzialmente quello medio veneto. Le interruzioni volontarie di gravidanza registrate nel 2016 nel territorio attualmente passato sotto la gestione diretta della Usl 3 Serenissima sono state invece 912. Dato in lieve calo rispetto agli anni precedenti.
«La legge 194 consente alla donna, nei casi previsti, di poter ricorrere all’interruzione volontaria della gravidanza in una struttura pubblica nei primi 90 giorni di gestazione», prosegue il presidente dell’Ordine dei Medici di Venezia, «tra il quarto e quinto mese è possibile ricorrere alla interruzione solo per motivi di natura terapeutica. Una legge che prevede inoltre i consultori come istituzione per l’informazione delle donne sui diritti e servizi a loro dovuti, di consigliare gli enti locali e contribuire al superamento delle cause dell’interruzione di gravidanza. Stabilisce quindi che le generalità della donna che ricorre all’interruzione rimangano anonime; il ginecologo può esercitare l’obiezione di coscienza, e tuttavia il personale sanitario non può sollevare obiezione di coscienza allorquando l’intervento sia indispensabile per salvare la vita della donna in imminente pericolo, come recita infatti il comma 5 dell’articolo 9. Infine», ribadisce Giovanni Leoni, «la donna ha anche il diritto di lasciare il bambino in affido all’ospedale per una successiva adozione e restare anonima. Cosa molto consigliabile nel principio del rispetto della vita».
Purtroppo però, soprattutto i giovani guardano a questa pratica in maniera forse troppo leggera, e questo è un altro argomento sul quale il dottor Leoni entra a gamba tesa. «Bisogna dedicare più tempo ai ragazzi e alle ragazze, specie in età scolastica, facendo informazione e sensibilizzazione, perché deve essere chiaro per tutti che una interruzione volontaria di gravidanza non è un metodo anticoncezionale. Le cose sono decisamente differenti. Vedo la gravidanza come un dono dal cielo e non un incidente di percorso, e personalmente ritengo che la riduzione dei casi registrati negli ospedali sia un elemento positivo. Ma serve chiarezza da parte dello Stato che da una parte promuove il “Fertility day” e dall’altro però ha leggi precise che bisogna rispettare. Si deve mettere ordine in questa vicenda a livello nazionale, e noi medici sono pronti a collaborare con le istituzioni».
Simone Bianchi
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