Interramento elettrodotti, braccio di ferro con Terna

I vertici della società hanno ribadito in Regione di voler ripresentare un unico progetto per la linea Dolo-Camin che riduce da tre a due le linee da sotterrare
Di Gianni Favarato
FAVARATO MALCONTENTA 17/08/2007 aree da bonificare © Bertolin M.
FAVARATO MALCONTENTA 17/08/2007 aree da bonificare © Bertolin M.

MARGHERA. L’hanno ribadito sia il sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, che il governatore Luca Zaia, i loro assessori competenti - Gianfranco Bettin e Renato Chisso - e la Municipalità di Marghera, ma i vertici di Terna spa non ne vogliono sapere. Resta, dunque, il loro no secco al possibile «scorporo» dal grande progetto di ristrutturazione del vecchio elettrodotto Dolo-Camin il piano di interramento delle linee aeree che attraversano l’area del Vallone Moranzani a Malcontenta, dove dovrebbe sorgere la prevista mega-discarica di fanghi scavati dai canali che diventerà un grande parco urbano attrezzato.

La recente sentenza del Consiglio di Stato che dà ragione al ricorso del titolare di villa Sagredo a Vigonovo per un pilone monostilo della nuova linea Padova-Venezia, ha finito per bloccare gli interramenti previsti nell’area Moranzani e proprio per questo Regione, Comune e Municipalità sono allineate sulla stessa richiesta a Terna: scorporare subito la parte riguardante l’area Moranzani dal resto del progetto di Terna per l’elettrodotto Dolo-Camin che dovrà essere riformulato e ripresentato per ottenere una nuova autorizzazione (Via), con tempi d’attesa indefiniti che molto probabilmente - se non ci sarà lo «scorporo» degli interramenti al Moranzani - andranno oltre i tempi d’attesa «accettabili», ovvero un anno e mezzo al massimo.

La scorsa settimana i dirigenti di Terna spa hanno fatto tappa in Regione a Venezia per fare il punto sul progetto di interramento delle tre linee Terna che attraversano Malcontenta - già finanziato - che è la premessa alla realizzazione di tutte le altre opere previste dall’Accordo Moranzani, che riguardano anche il riassetto idraulico della zona, una nuova viabilità per salvare Malcontenta dal traffico pesante e il risanamento ambientale e paesaggistico.

Il fatto è che i vertici di Terna spa non solo hanno ribadito di voler presentare un «progetto unico» senza nessun «scorporo», ma hanno anche ipotizzato - contrariamente a quanto previsto dall’Accordo per il Vallone Moranzani siglato nel 2008 anche da Terna - l’interramento di solo 2 linee su 3, quelle più piccole, mentre la più grande da 380 kw resterà com’è oggi, cioè aerea e con giganteschi tralicci che, sempre secondo Terna, non creerebbero problemi alla prevista discarica di fanghi scavati dai canali navigabili.

Tanto l’assessore comunale all’Ambiente, Gianfranco Bettin, che l’assessore regionale Renato Chisso hanno ribadito - direttamente a Terna e nella riunione nei giorni scorsi con la Commissione Territorio della Municipalità di Marghera - che la ripresentazione da parte di Terna di un progetto unitario rischierebbe di rimandare a chissà quando, se non compromettere del tutto, l’Accordo di Programma per il Moranzani così com’è stato firmato nel 2008 da una sfilza di istituzioni e, enti pubblici e società priovate, Terna compresa.

Bettin e Chisso non si vogliono arrendere alla risoluta caparbietà con cui Terna nega lo scorporo degli interventi sul Moranzani e hanno chiesto entrambi un incontro sulla questione ai tre ministeri competenti - Ambiente, Sviluppo Economico e Beni Culturali - che potrebbero convincere i vertici di una società come Terna - il cui maggiore azionista è pubblico (la Cassa Depositi e Prestiti) - a cambiare idea, cessare il braccio di ferro con il territorio e rispettare gli accordi che essa stessa aveva firmato appena cinque anni fa.

«Speriamo che il nuovo capo di Terna sia più sensibile alle richieste del territorio veneziano» si augurano in molti a Malcontenta. Mancano pochi giorni alla scadenza dei mandati dei potenti e ben pagati manager di importanti società, come Terna spa, controllate in toto o in parte dallo Stato attraverso il ministero del Tesoro o la Cassa Depositi e Prestiti.

Tra queste c’è anche Terna, il cui amministratore delegato Flavio Cattaneo, dopo tre mandati consecutivi dovrebbe passare la mano ad un nuovo manager indicato dal governo Renzi. Nell’azionariato di Terna - che gestisce la Rete di trasmissione nazionale di energia elettrica con oltre 63.500 chilometri di linee in alta tensione - la Cassa Depositi e prestiti, che al 70 % è controllata dal ministero del Tesoro, ha la quota azionaria di maggioranza relativa (29,85 %), seguita da Enel spa (5,1 %) Lo Statuto di Terna, che si rifà alle specifiche norme sulla partecipazione dello Stato nelle imprese, per garantire indipendenza e imparzialità di Terna «nessun operatore del settore elettrico può esercitare diritti di voto nella nomina del consiglio di amministrazione per una quota superiore al 5% del capitale azionario».

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