Interporto, chiuso il bando di vendita

Entro domani il nome e il valore dell’offerta d’acquisto vincitrice. I sindacati preoccupati per possibili speculazioni
Giornate decisive per il futuro del Centro Intermodale Adriatico, uno dei maggiori terminal del porto commerciale di Venezia – sorto sull’area industriale, poi riconvertita, dell’ex Alucentro-Alusuisse – dove lavorano una sessantina di dipendenti diretti e nell’ultimo anno ha movimentato oltre un milione e mezzo di merci varie.


Stiamo parlando dell’ex Cia di Eugenio De Vecchi, avviata nel 1993, che dal 2014 è in concordato fallimentare e viene gestita come “ramo d’azienda” dalla newco Terminal intermodale Adriatico (Tia). Ieri sono state aperte le buste con le offerte di acquisto delle infrastrutture dell’Interporto veneziano – difeso dagli avvocati Giuseppe La Scala (name partner di La Scala Studio Legale), Riccardo Bovino (partner responsabile del Team Corporate-M&A) e Simone Bertolotti (partner del Team concorsuale) – entro il fine settimana, dopo un dovuto passaggio in tribunale, si saprà quale tra le molte offerte d’acquisto pervenute, sarà la vincitrice.


Massimo riserbo, nel frattempo, sulle adesioni al bando e l’identità delle offerte vincolanti d’acquisto presentate per evitare “turbative” che potrebbero genere ulteriori conflitti tra i soci dell’ex Cia, che di fatto è la “bad company” in concordato fallimentare. Le voci, non ancora confermate, sulle adesioni al bando e le offerte d’acquisto presentate – che sfiorano i 70 milioni di euro – parlano di discussi personaggi del settore logistico, come Gabriele Volpi, un imprenditore italiano naturalizzato nigeriano – già protagonista della scalata alla banca Carige e attuale presidente onorario del club Spezia Calcio srl – indagato dalla Procura di Como per autoriciclaggio e corruzione in relazione alle sue attività logistiche e portuali in Nigeria. A quanto pare tra le offerte d’acquisto ci sarebbero anche quella di un fondo di investimento slovacco dietro il quale ci sarebbero imprenditori veneziani già soci dell’ex Cia. Si fanno anche altri nomi in relazione alle offerte pervenute ai commissari liquidatori (Umberto Lago e Roberto Reboni) nominati dal Tribunale fallimentare, in un clima molto conflittuale che potrebbe portare a ricorsi amministrativi che finirebbero per intralciare il risanamento finanziario e compromettere la continuità dell’attività in essere a Porto Marghera.


Tant’è che nei giorni scorsi la segreteria veneziana della Filt –Cgil e tutti i lavoratori di Tia e Interporto di Venezia hanno votato un preoccupato ordine del giorno che è stato inviato al giudice del tribunale fallimentare e al presidente dell’Autorità Portuale di Sistema del Mare Adriatico Settentrionale, Pino Musolino, nella quale chiedono «con forza» agli organi della procedura giudiziale in atto «di garantire che la possibile nuova proprietà abbia un piano industriale votato al consolidamento del lavoro portuale, alla salvaguardia della occupazione e al mantenimento del reddito dei lavoratori con concrete prospettive d’investimenti e di rilancio dell’attività portuale».


E all’Autorità portuale di Sistema, a scanso di possibili speculazioni chiedono di «vigilare sul mantenimento e valorizzazione della concessione demaniale che è il valore aggiunto del Terminal Intermodale Adriatico (Tia) e quindi di Interporto Venezia». Lavoratori e sindacato ribadiscono nello stesso ordine del giorno inviato a Musolino e ai giudici che ritengono inaccettabile «qualsiasi ritorno a situazioni del passato attraverso tentativi di allungare i tempi della vendita, sola soluzione per garantire il rilancio delle società e l’occupazione».


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