Insulti su Facebook, condannato
MUSILE. Bisogna fare attenzione a quel che si scrive sui social network o si può venire condannati per diffamazione.
È quanto successo a Ernesto Saverio Fiore, 50 anni, napoletano: il Tribunale di Venezia lo ha condannato a 4 mesi di reclusione (pena sospesa) e al pagamento di 10 mila euro quale risarcimento danni per aver insultato in una serie di post su Facebook il vicesindaco reggente leghista di Musile Vittorino Maschitetto.
I fatti risalgono al febbraio del 2013, quando sulla pagina del primo cittadino erano iniziati ad apparire post durissimi a firma di Fiore, del tipo - riporta il capo d’imputazione per il quale l’autore dei commenti è stato condannato - che non esitava a dare a Maschitto dello «squallido personaggio», «cerco l’onestà e tu non sai nemmeno cosa sia», «il vice è un servo», «gli ho sempre detto in faccia che è un servo sciocco», per chiudere con un «non dimenticare che non sono leghista in quanto intelligente». A far da sfondo una discussione politica.
Libertà di critica e di pensiero, ha sostenuto la difesa. Ma per il Tribunale di Venezia - al contrario - si tratterebbe di diffamazione bella e buona, come prevede l’articolo 595: “Chiunque (...) comunicando con più persone, offende l'altrui reputazione, è punito con la reclusione fino a un anno o con la multa fino a euro 1.032”, con l’aggravante del comma 3 ovvero di aver offeso “un corpo politico, amministrativo o giudiziario, o una sua rappresentanza».
La piazza virtuale dei social network è quindi considerata a tutti gli effetti un mezzo di comunicazione e non si sottrae alle regole che già valgono per gli altri mezzi di comunicazione: Facebook e le altre piattaforme social sono un megafono di diffusione del pensiero e si può rischiara una condanna. (r.d.r.)
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