Insegnamento con il Tfa Ca’ Foscari, quanti respinti
Sono arrabbiati e delusi. E c’è da capirli, perché molti giovani laureati e dottorati hanno perso l’ultima possibilità - stando alla norma attuale - per accedere all’insegnamento attraverso il Tirocinio formativo attivo (Tfa): un corso dalla durata di un anno e dal costo di 3 mila euro che permette di ottenere l’abilitazione all’insegnamento.
A organizzare i Tfa, dopo una serie di prove d’accesso, sono le Università accreditate. La rabbia e la delusione riguarda gli studenti che hanno scelto Ca’ Foscari dove c’è stato il doppio dei respinti delle altre università. Il caso più eclatante riguarda la classe di concorso di Italiano, storia e geografia.
In Veneto le selezioni sono state gestite dalle Università di Venezia, Padova, e Verona e la doccia fredda, per i candidati che hanno scelto Ca’ Foscari - quasi tutti laureati della stessa università - è arrivata dopo la prova scritta. Perché a Venezia è stato promosso alla prova orale solo il 34% dei candidati (32 su 93) mentre a Padova la percentuale dei candidati ammessi all’orale ha raggiunto l’87% (144 su 165) e a Verona sono stati 71 su 86, pari all’82%. «Può essere che qui a Venezia siamo tutti zucconi, e che a Padova e Verona siano dei geni?», si sono chiesti molti candidati. I quali, abituati alle domande, si sono dati una risposta: «No, non può essere».
Ecco perché molti di loro sono solo hanno chiesto di poter verificare le prove scritte ma hanno scritto al rettore chiedendogli un incontro, che però non c’è stato. «Ci troviamo davanti ad una tale anomalia dei numeri, da farci sospettare una sorta di eccessiva selezione piuttosto che il normale esercizio di una valutazione di merito», scrive un gruppo di candidati nella lettera, «non è da dimenticare inoltre, che molti di noi esclusi dal passaggio agli orali sono plurilaureati col massimo dei voti a Ca’ Foscari, dottori di ricerca o diplomati master in materie attinenti a quelle d’esame, nonché insegnanti precari. Ad aumentare il nostro rammarico è anche il fatto che parte degli 84 posti vuoti di Venezia potrebbero venir assegnati in via prioritaria ai colleghi di Padova valutati in maniera così differente e a candidati provenienti da altre regioni».
Risultati ottenuti? Zero. Almeno non quel tipo di risultati che si attendevano i promotori dell’iniziativa.
Il rettore Michele Bugliesi ha risposto loro, a fine dicembre, spiegando che sul piano formale tutti i passaggi erano stati fatti in modo regolare e sul piano sostanziale la commissione aveva lavorato seguendo le regole.
«Non posso che confermare l’operato delle commissioni giudicatrici», chiude il rettore nella sua lettera di risposta, ricevuta a fine dicembre dai candidati. I quali tuttavia ancora sperano che qualcosa si possa fare per rivedere la loro posizione, per l’accesso alle lezioni. Altrimenti tra qualche giorno, quando inizieranno i corsi, ci saranno circa 90 posti liberi.
Per i candidati tagliati fuori sono «il risultato di una selezione ingiusta e discriminante che ha penalizzato chi ha scelto Ca’ Foscari».
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