Inquinamento alle stelle, ma i Comuni del Veneziano prendono tempo
VENEZIA. Arriva il freddo, si accendono gli impianti di riscaldamento e mentre l’aria comincia a riempirsi di polveri sottili, come al solito le amministrazioni comunali si muovo in ordine sparso sui provvedimenti, e sui tempi della loro entrata in vigore, partendo dalle indicazioni che, in queste ore, stanno ricevendo dagli uffici della Città metropolitana.
Polveri sottili. Le stazioni di rilevamento dell’Arpav disegnano uno scenario poco tranquillizzante: le centraline di via Beccaria (a Marghera) e di via Tagliamento (nei pressi della tangenziale di Mestre) hanno già registrato rispettivamente per 38 e 40 giorni (a fronte di un limite previsto dalla legge di 35 giorni) il superamento della soglia di 50 microgrammi per metro cubo di Pm10. Ed è molto probabile che, entro la fine dell’anno, anche le centraline del Parco Bissuola (32 giorni di sforamento) e di Sacca Fisola (28) supereranno la soglia d’allerta dei trentacinque giorni. Dati alla mano, come si comportano le amministrazioni?
Comuni in ordine sparso. Le amministrazioni di Venezia e di Mirano sono intervenute con limiti al riscaldamento delle abitazioni e delle aziende; e alla circolazione delle auto più scalcagnate, e più inquinanti. A Venezia sono ferme in garage dal 24 ottobre, a Mirano dal 3 novembre. A San Donà sono intervenuti sul riscaldamento ma non sul traffico, mentre a Mira, per conoscere i contenuti dell’ordinanza - in fase di preparazione - ci vorrà ancora qualche giorno, mentre a Chioggia, almeno per il momento, non sono intenzionati a intervenire: l’aria in riva alla laguna è più buona rispetto all’entroterra. Come ogni anno le amministrazioni si muovono in ordine sparso più per dovere che per convinzione che le misure possano servire davvero. Chi andrà infatti mai a controllare che negli uffici o nelle case siano rispettate le temperature stabilite dalle ordinanze?
Città metropolitana. A mettere un po’ di ordine ci ha provato la Città metropolitana con un incontro organizzato a fine ottobre - quando alcuni comuni però, tra i quali Venezia, avevano già adottato i primi provvedimenti - per stabilire una serie di interventi da applicare in maniera omogenea. Ma la lettura delle ordinanze già pubblicate ed entrate in vigore, e le bozze di quelle in preparazione, racconta quanto sia difficile per un utente, chiarirsi le idee, soprattutto se con un’auto un po’ scalcagnata deve spostarsi tra un comune e l’altro. L’ordinanza pubblicata ieri dal Comune di Ceggia, per fare un esempio, stabilisce l’obbligo - non previsto in altri comuni - di spegnere i veicoli in corrispondenza dei passaggi a livello e dei sottopassi regolamentati con il semaforo. «Una decisione presa», spiega il sindaco del paese, Mirko Marin, «considerando le caratteristiche del nostro territorio comunale».
Comitati e pediatri. Come previsto dalle linee guida del piano regionale se le amministrazioni comunali si dovessero trovare di fronte a sette giorni consecutivi di superamento del limite giornaliero di 50 microgrammi per metro cubo scatterebbe la fase successiva degli interventi, da definire. Ma per le associazioni ambientaliste, a partire da Legambiente, bisognerebbe intervenire in modo più decisivo subito perché «la consapevolezza che il problema riguarda tutta la pianura padana non può deresponsabilizzare le amministrazioni comunali». A marzo erano stati anche i pediatri veneziani a lanciare l’allarme per la salute dei bambini compromessa dall’aria avvelenata.
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