Innovazione, capitale umano e mercati esteri: le rotte per vincere sui mercati

Quasi 600 imprenditori al Vega di Marghera per il dossier Top 500 sul Veneziano della Nuova con Pwc e Ca’ Foscari

MARGHERA. Capitale umano, innovazione (industria 4.0) e aziende più grandi, con le spalle più forti. Sono le rotte da seguire per navigare tra i marosi di un mercato dove il mondo cresce al ritmo del 3,1%, con i Paesi emergenti oltre il 4% e l’Italia ferma allo zero virgola.

E dove, nel Veneziano, le migliori cinquecento aziende navigano sfiorando i 20 miliardi di fatturato, con settori trainanti, come il commercio al dettaglio e il comparto turistico, e altri invece in secca: tra tutti i settori legati all’edilizia e costruzioni, e quelli del petrolio, della chimica e della plastica.

Il rapporto Top 500. La direzione è stata tracciata al Vega davanti a oltre 500 imprenditori per la presentazione del rapporto Top500, curato dai ricercatori Moreno Mancin, del Dipartimento di Management di Ca’ Foscari, e Nicola Anzivino, di PwC e realizzato in collaborazione con La Nuova di Venezia e Mestre e Confindustria Venezia.

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«Ci sono aziende che rappresentano un esempio», l’invito del presidente di Confindustria, Matteo Zoppas, «ma non dimentichiamoci di chi resta indietro». Una rotta tracciata anche con le testimonianze degli ad di Ovs (Stefano Beraldo) e Ligabue (Inti Ligabue), entrambe in forte crescita, e del presidente di Save (Enrico Marchi), società di gestione dello scalo Marco Polo, nella tavola rotonda moderata dal direttore della Nuova, Paolo Possamai.

Ovs, Svizzera a assunzioni. Ovs, per esempio. Cresciuta del 40% negli ultimi sei anni mentre il mercato calava del 25%, al ritmo di 60-70 milioni l’anno di investimenti in Italia per i prossimi 10 anni. «Crescere e andare più veloce del proiettile», è la metafora utilizzata da Stefano Beraldo, ad e direttore generale del gruppo.

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Volato a Zurigo subito dopo l’incontro per chiudere l’operazione di acquisto della catena svizzera Charles Voegele (760 punti vendita in Svizzera, Germania, Austria, Olanda, Belgio, Est Europa) che permetterà di portare i ricavi da 1,4 a 2 miliardi. Sarebbe sbagliato però pensare a un disinteresse del gruppo di Mestre per il mercato italiano. «La nostra quota ora è del 7,5%, contiamo di poter arrivare al 9-10% nei prossimi anni», ha anticipato Beraldo, ribadendo la volontà di «mantenere la testa nel nostro territorio.

Non a caso per crescere stiamo assumendo, nuovi quadri e dirigenti». La competizione è con i grandi colossi stranieri come H&M e Zara che da tempo hanno orientato la bussola sul mercato italiano.

Tre dossier per Ligabue. Sono sul tavolo di Inti Ligabue, amministratore del gruppo di catering sulle navi, per possibili acquisti di tre aziende concorrenti: in Italia, nel Nord Europa e nel Middle East. «Se le tre operazioni dovessero andare in porto», ha spiegato Ligabue, «il fatturato potrebbe arrivare a 360 milioni di euro». L’azienda Ligabue - di cui tra due anni si festeggeranno i 100 anni dalla fondazione, a opera di Anacleto, il nonno di Inti - è l’esempio di una società che, superata la profonda crisi del 2009, è stata capace di ripartire, dismettendo le attività ritenute non coerenti e concentrandosi sul business principale, appunto quello del catering per le navi.

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«Abbiamo superato una difficile prova generazionale, con un cambio anche manageriale che ci ha permesso, dal 2009 a oggi», ha spiegato l’ad dell’azienda, «di aumentare il fatturato del 60%, arrivato a 260 milioni, e di raddoppiare la forza lavoro con una presenza in 14 Paesi». Per il 70% l’attività del gruppo Ligabue è oggi all’estero, anche se la base resta in città, con la nuova sede di Marghera.

Raddoppia il Marco Polo. A Enrico Marchi, presidente di Save, il compito di tracciare l’orizzonte del Marco Polo e del sistema aero-portuale del Nordest. I dati di Venezia svelano un incremento dei passeggeri del 10% a fronte di una media nazionale del 5%.

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«L’obiettivo è raggiungere i 18 milioni di passeggeri entro 10 anni» e parte di questo piano riguarda anche il raddoppio della cittadella aeroportuale, con un ritmo di investimenti che sarà «di circa 100 milioni all’anno» e che, fino a oggi, hanno permesso di realizzare ad esempio il people-mover tra la darsena e l’aero-stazione. Altra partita riguarda invece il sistema degli scali del Nordest, dove Save punta a crescere nella gestione del Catullo di Verona, di cui oggi possiede il 40%.

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