Infortunio mortale a Cavarzere il pm chiede due rinvii a giudizio
CAVARZERE. A 22 anni Maria Muntean era stata decapitata dal muletto. Morta per un incidente sul luogo di lavoro, l’azienda agricola «Boscolo Enzo & Vito» di San Pietro di Cavarzere. E i suoi datori di lavoro, i due fratelli Boscolo, Enzo e Vito (rispettivamente 34 e 32 anni di Cavarzere), prima avevano tentato di sistemare la posizione previdenziale della dipendente, assumendola il giorno stesso del decesso, quindi avevano cercato di raccontare il falso, sostenendo che era finita sotto il muletto guidato da uno di loro.
Mentre le cose erano andate in un altro modo, così come hanno stabilito le indagini. E sulla base degli accertamenti, il pubblico ministero di Venezia Angela Masiello ha chiesto il rinvio a giudizio dei due fratelli Boscolo per omicidio colposo; il giudice Andrea Comez ha fissato l’udienza per il prossimo 16 aprile: quel giorno valuterà indizi e prove raccolte e alla fine deciderà se sono sufficienti per mandarli sotto processo; i numerosi parenti della vittima si sono costituiti parte civile. Stando alla ricostruzione, la giovane lavorante, assunta in «nero», stava guidando il muletto in azienda e trasportava alcune casse di radicchio. Presumibilmente, a causa dei sobbalzi, una o più cassette si erano spostate e rischiavano di cadere a terra. Si era fermata e si era sporta in avanti dal posto di guida, ma senza accorgersi di aver spostato con una gamba la leva che mette in moto l’elevatore, il quale sollevandosi le ha praticamente tranciato la testa all’altezza del collo. Mezz’ora dopo l’incidente la ragazza era stata assunta, a far fede la comunicazione telematica all’Inps che riporta l’ora, le 10,32 del 5 novembre di tre anni fa.
Secondo le accuse, i due fratelli Boscolo non avrebbero fornito alla lavorante romena tutte le informazioni necessarie per condurre il muletto, inoltre non le avrebbero fornito attrezzature adatte a svolgere i compiti a lei assegnati e, infine, non avrebbero vigilato come avrebbero dovuto. La ragazza era arrivata dalla Romania il giorno precedente proprio per la raccolta del radicchio e aveva cominciato a lavorare senza essere messa in regola. Tra l’altro, aveva già lavorato nell’azienda agricola di San Pietro nella primavera dello stesso anno: il sospetto era che fosse già stata assunta «in nero» in precedenza e che non fosse l’unica in quella situazione. La notizia dell’incidente e soprattutto dopo aver saputo come si erano mossi i titolari dell’azienda aveva scosso l’opinione pubblica e sulla vicenda erano intervenuti sia i vertici sindacali sia gli amministratori locali di Cavarzere.
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