Influenza aviaria: terzo focolaio. Paura in laguna per gli uccelli migratori
Cresce l'allarme: dopo i due focolai registrati a Giare di Mira e a Piove di Sacco, un altro caso a Porto Viro in un allevamento di pollame. Di uccelli di specie migratorie in laguna ne sono stati censiti 650 mila. L’ornitologo Mauro Bon: «I loro viaggi sono noti, le traiettorie cambiano con il clima»
foto atlante laguna
MIRA. È aviaria a Giare di Mira e a Piove di Sacco negli allevamenti di tacchini. E ora anche di pollame: la Regione ha diffuso lallerta per un terzo focolaio trovato in un allevamento di galline a Porto Viro. Per arginare l’epidemia il sindaco di Mira Alvise Maniero ha firmato l’ordinanza di immediato abbattimento per oltre 20 mila tacchini a cui se ne sono aggiunti altri 23.500. Ora verranno abbattute anche i polli di Porto Viro e sarà istituita una zona di sicurezza.
Il focolaio – virus H5N8, contagioso per gli animali ma non per gli uomini – è stato segnalato dall’Organizzazione mondiale per la salute animale e dall’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie (sede a Legnaro) mentre la Regione dopo il rilevamento di positività riscontrata nei due Comuni ha emanato un’ordinanza – numero 7 dello scorso 24 gennaio – disponendo misure restrittive che evitino la propagazione del virus o il suo contagio e istituendo una zona di protezione e un’altra di sorveglianza.
Tra le misure da applicare è previsto il censimento di tutte le aziende avicole e degli animali, il sopralluogo di veterinari delle Usl in tutte le aziende commerciali per sottoporre ad esame clinico il pollame e gli altri volatili in cattività e la sorveglianza sierologica e virologica.
Il virus H5N8 è trasmesso dagli uccelli migratori che ogni anno a milioni si muovono attraverso i continenti, a migliaia si spingono e svernano anche nel comprensorio dell’Alto Adriatico. In questi giorni in provincia di Venezia sono stati censiti 650 mila uccelli di 79 specie. L’ornitologo Mauro Bon, responsabile del servizio ricerca e divulgazione scientifica del Museo di Storia naturale del Muve, spiega che gli uccelli fanno svariati percorsi: «La traiettoria dei loro lunghissimi viaggi da un polo all’altro ci è nota: è sempre in direzione nord-sud oppure sud-nord. Ciò comporta contatti ad esempio di anatre, zavole, fischioni fra varie popolazioni. Gli uccelli si spostano molto velocemente e seguono la stagionalità, da settembre a dicembre e da marzo a giugno, con tante variabili: d’inverno arrivano dall’Europa del Nord e dell’Est e dalla Siberia, poi per qualche mese svernano qui che è la zona umida più grande d’Europa; invece d’estate vengono dall’Africa per nidificare come le rondini, l’upupa, il cuculo».
Il loro viaggio vede protagoniste le lagune – Marano, Grado, Delta del Po, Venezia e soprattutto Caorle – che svolgono il ruolo di ponte per l’attraversamento del Mar Mediterraneo e di punto di ristoro. L’ornitologo precisa che in Europa non arrivano uccelli provenienti dall’Asia: «Quelli della Cina, per esempio, svernano in Asia tropicale e viceversa. Dal continente asiatico sono solo quelli commerciali».
Gli uccelli delle nostre lagune attraversano mari, deserti, montagne, grandi distese di ghiaccio. Continua Bon: «Si preparano al viaggio accumulando riserve energetiche e scelgono di attraversare con un unico volo questi luoghi inospitali o di allungarlo aggirandoli; per viaggiare sfruttano i venti spendendo meno energie col vento in coda». Nelle nostre lagune tra gli uccelli migratori si trovano: anatre, oche, cormorani, aironi, marangoni dal ciuffo, fenicotteri, spatole, beccacce di mare, avocette.
L’ornitologo evidenzia che negli ultimi anni il clima sta variando: «Influiscono nei tempi, nelle rotte migratorie e nelle distanze degli uccelli che si stanno adattando alle variazioni; significa che possono spostarsi di meno o di più secondo le loro necessità. Per alcune specie ciò risulta indifferente, per altre può essere un problema per la biologia. Vengono ritardati i tempi di nidificazione o non nidificano o vanno a svernare in aree in cui il clima è più favorevole ma manca il cibo per nutrirsi. Queste alterazioni sono studiate da tempo».
In questi giorni però la problematica è un’altra: l’aviaria e la sua diffusione che costituiscono allerta massima nei Paesi europei: Austria, Bulgaria, Croazia, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Montenegro, Olanda, Polonia, Regno Unito, Repubblica Ceca, Romania, Serbia, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia, Svizzera, Ungheria. Le situazioni più preoccupanti si registrano in Ungheria con 232 focolai (industriali, rurali, selvatici, zoo) e con 2.355.049 animali coinvolti e in Francia con 138 focolai e con 705.496 animali. Adesso l’aviaria è arrivata anche in Italia: nel Veneto è a Mira e a Piove di Sacco.
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