«Infiltrazioni mafiose l’accordo va modificato»
È un buon accordo, ma merita di essere limato. È questo il punto di vista dell’Ance veneziana - l’associazione del costruttori edili - sul protocollo di legalità contro le infiltrazioni mafiose che dovrà essere rinnovato nei prossimi giorni in prefettura. Il primo protocollo, dalla durata di due anni, venne firmato il 9 gennaio del 2012 tra prefettura, Regione, Upi e Anci e, nonostante sia formalmente scaduto, resterà in vigore fino a quando, nell’arco di un paio di settimane, verrà firmato il nuovo accordo, in fase di revisione da parte della prefettura, e sul quale l’Ance chiede di essere ascoltata.
Per questo il presidente provinciale, Ugo Cavallin, ha inviato una lettera al prefetto Domenico Cuttaia, chiedendogli di tenere presente «anche il punto di vista di quelle stesse attività imprenditoriali che si vogliono tutelare dal rischio di “inquinamento” malavitoso». L’intervento dell’Ance mira soprattutto alla revisione di quella norma del protocollo che impedisce alla ditta vincitrice dell’appalto di sub-appaltare lavori a quelle aziende che abbiano partecipato, non riuscendo ad aggiudicarsela, alla stessa gara. Una norma introdotta per evitare il pericolo di combine tra le aziende in gara, ma che secondo l’Ance in questi due anni avrebbe avuto effetti deleteri sull’economia locale. Da un lato perché le imprese edili si sono ormai ridotte della metà, e tutte partecipano alle stesse gare, con il risultato che, in base alla norma, chi vince è costretto a sub-appaltare ad aziende esterne, dall’altro perché, in caso a vincere siano grandi imprese di altre regioni d’Italia, sono portate a sub-appaltare sempre ad imprese esterne - è il ragionamento dell’Anci - di cui spesso poco si sa rispetto alla proprietà o alla qualità. Senza contare il fatto che, ragionano gli imprenditori edili, il rischio di combine non è affatto scongiurato, dal momento che le aziende potrebbero comunque accordarsi per partecipare chi a quella gara e chi a quell’altra, per poi sub-appaltarsi a vicenda parte dei cantieri.
È per questi motivi che Cavallin ha scritto a Cuttaia invitandolo a «limare alcuni aspetti che, pur introdotti con le migliori intenzioni, paradossalmente rischiano di provocare effetti diametralmente opposti a quelli auspicati» con la consapevolezza però che il protocollo rappresenta «un importante strumento di prevenzione» in un Veneto non immune da infiltrazioni mafiose, soprattutto con la crisi.
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