«Infiltrazioni e degrado all’Accademia»

VENEZIA. In qualunque altra città quelle due grandi sculture in gesso sarebbero esposte in un museo. A Venezia sono invece appese in un corridoio scuro, anticamera dei gabinetti. Sopra una taglierina, esposte a urti e vandalismi. Capolavori dimenticati e in parte danneggiati: sono i due calchi in gesso delle portelle bronzee della loggetta del Sansovino del campanile di San Marco. Opere originali dell’artista di inizio Settecento Antonio Gai. Succede all’Accademia di Belle Arti, nella nuova sede degli Incurabili alle Zattere. Luogo restaurato pochi anni fa, ex convento dagli spazi preziosi. Che però secondo i docenti versa in condizioni di semiabbandono. «Quello dei calchi di Gai è solo uno dei tanti esempi», denuncia il professor Alfredo Tigani, professore di Anatomia artistica e sindacalista dello Snals, «abbiamo scritto più volte alla presidenza ma non abbiamo mai avuto risposte».

Sui muri della scuola ci sono tracce recenti di infiltrazioni d’acqua. Dalle finestre ricostruite filtra in abbondanza l’acqua piovana che macchia i muri e provoca umidità. L’evento più clamoroso è stato quello del settembre di due anni fa. Quando la pioggia battente aveva provocato infiltrazioni dal tetto e allagamenti, danneggiando migliaia di volumi storici della biblioteca. Allora tutti diedero la colpa alla “bomba d’acqua” e agli eventi atmosferici. «Ma da tempo c’erano segnalazioni del personale, mai prese in considerazione», dice il professore.
Uno stato di degrado evidente anche nelle strutture della scuola. La sede, storica e autorevole, avrebbe dovuto garantire l’attività didattica dopo il trasferimento dall’ex convento della Carità, la sede storica dell’Accademia, per far posto al progetto delle Grandi Gallerie. «In parte è successo», continua Tigani, «ma in migliaia di metri quadrati non c’è nemmeno un bar o un angolo cottura». Così si vedono studenti che si fanno da mangiare con i fornelletti, nelle aule e in mezzo alle vernici. Addirittura nel cortile, dove per fermare l’invasione dei topi sono state sistemate le trappole con il veleno. Sotto accusa dunque i restauri e la gestione degli spazi. «Da mesi stanno lavorando alla sostituzione dell’impianto di riscaldamento», denunciano i docenti, «ma senza un piano di sistema. Rompono dappertutto, aule e corridoi sono diventati depositi di macerie». Rotta anche l’aria condizionata, che d’estate non funziona. E ad ogni pioggia l’acqua entra dalle finestre, a dispetto degli infissi nuovi realizzati con il restauro di pochi anni fa.

Nel mirino dei professori anche la conservazione dei capolavori un tempo custoditi alle Gallerie dell’Accademia, oggi appesi alle pareti. Come i calchi in gesso di Gai. Non un artista qualunque, ma uno dei fondatori a metà Settecento dell’Accademia di Belle Arti, insieme a celebri artisti come Piazzetta e Tiepolo, primi presidenti e direttori della scuola d’arte. La prima sede fu al Fonteghetto della Farina, a San Marco, poi l’ex convento della Carità all’Accademia, fino al trasloco agli Incurabili. All’Accademia hanno insegnato nel secolo scorso tra gli altri Ettore Tito, Carlo Scarpa, Santomaso, Emilio Vedova. Docente all’Accademia fu anche lo stesso Gai, autore tra l’altro del capitello delle Nazioni sulle colonne di palazzo Ducale, di decorazioni degli armadi della Biblioteca Marciana, di statue per le ville patrizie della Riviera del Brenta e delle facciate di molte chiese veneziane come San Rocco.
Che fare allora? «Come corpo docente abbiamo sollevato spesso queste questioni, ma nessuno ci ha mai risposto», dice il professore, «chiediamo al presidente Rossi e a chi gestisce questa struttura maggiore attenzione. È un luogo di eccellenza, dove hanno studiato molti tra i più famosi artisti veneziani e veneti. Ha possibilità incredibili. Vederlo in questo stato fa male al cuore».
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