«Infiltrazioni criminali nei cantieri del Mose»

Il rischio sottolineato dal Consiglio di Stato che rafforza il ruolo dei commissari Anac: «Devono garantire quel contratto in regime di legalità controllata»

VENEZIA. «La gestione commissariale del Consorzio Venezia Nuova deve contemperare due opposte esigenze: garantire la completa esecuzione degli appalti e neutralizzare il rischio derivante dall’infiltrazione criminale nelle imprese. Una attività di pubblica utilità: il commissariamento riguarda il contratto, la cui esecuzione va completata mediante il ricorso a questa procedura di legalità controllata». Parole pesanti, quelle scritte dai giudici della terza sezione del Consiglio di Stato. Che hanno accolto il ricorso dell’Autorità nazionale Anticorruzione e della Prefettura di Roma contro la sentenza di primo grado del Tar del Lazio. «Gli utili delle imprese del Mose vanno accantonati e non distribuiti, in attesa della conclusione definitiva dell’inchiesta penale», dice la sentenza. Che traccia però un quadro complessivo sulla gestione commissariale, istituita tre anni fa dopo lo scandalo Mose e l’ inchiesta sulle tangenti e gli sprechi della grande opera. Sentenza importante, nel momento in cui il governo e la stessa Anticorruzione si apprestano a prendere decisioni sul futuro e sulla gestione del sistema Mose. Salutata con «grande soddisfazione» dal presidente dell’Anac Raffaele Cantone, artefice dei provvedimenti che portarono al commissariamento.



«Al centro dell’analisi del presente giudizio», scrivono i giudici, «è il fatto che la maggior parte dei lavori sono fatti in totale assenza di procedure di evidenza pubblica». Niente gare, dunque, perché il sistema era nato nel 1984 in assoluto regime di monopolio. «Le imprese consorziate (Mantovani, Condotte d’Acqua, Fincosit, Mazzi, Ccc e Grandi restauri veneziani, Kostruttiva, Venezia Lavori e Venezia San Marco) non hanno con la Pubblica amministrazione alcun rapporto. E i commissari hanno l’obbligo giuridico, scrivono i magistrati, di accantonare gli utili d’impresa, senza alcuna discrezionalità. Anche per scongiurare il paradossale effetto di far percepire proprio attraverso il commissariamento che gestisce l’esecuzione del contratto il profitto dell’attività criminosa». Un fatto che in qualche modo rafforza anche il ruolo dei commissari straordinari come custodi della legalità al vertice del Consorzio. Lasciando alle imprese «la possibilità di ricorso ai Tribunali ordinari per i loro contenziosi». Numerose sono le liti ancora aperte, che aumentano le incertezze sulla conclusione dei lavori, prevista per il 2021. Di crediti rivendicati dalle imprese per mancati lavori effettuati. Ma anche di danni richiesti dal Consorzio alle stesse imprese per lavori eseguiti male, come il jack-up, barca da 52 milioni di euro non ancora funzionante dopo quattro anni, le dighe foranee crollate, la porta della conca di navigazione a Malamocco. Ma dopo questa sentenza, il ruolo dei commissari viene oggettivamente rinforzato.

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