Infezione dopo il parto, neo-mamma trascina l’Usl in Tribunale

La donna colpita da setticemia al rene. Il legale: «Accertamenti tardivi». Chiesti i danni anche per non aver goduto dei primi giorni di vita della piccola
GIORNALISTA: Scattolin .AGENZIA FOTO: Candussi.LUOGO: Mestre.DESCRIZIONE: sciopero nazionale dei medici all'ospedale dell'angelo
GIORNALISTA: Scattolin .AGENZIA FOTO: Candussi.LUOGO: Mestre.DESCRIZIONE: sciopero nazionale dei medici all'ospedale dell'angelo

MESTRE. Setticemia dopo il parto, neo mamma finisce in Rianimazione: ora la donna ha trascinato in tribunale l’Usl 3 Serenissima chiedendo il risarcimento del danno. Non solo quello biologico, viste le conseguenze permanenti al rene destro che la paziente ha avuto, ma anche il danno morale visto che la donna non si è potuta godere i primi – e importantissimi – giorni di vita della bambina che aveva appena messo al mondo, dovendo rinunciare in quel periodo anche all’allattamento.

I fatti risalgono a maggio 2011 quando D. V. di Zelarino, che oggi ha 45 anni, aveva partorito naturalmente nel reparto di Ostetricia dell’ospedale dell’Angelo. Il 29 maggio, dopo la dimissione, la neo mamma si era presentata al pronto soccorso del nosocomio mestrino lamentando forti dolore alla schiena, febbre alta e problemi di respirazione. Alla paziente veniva prescritta una terapia antibiotica che però non aveva alcun effetto. Tanto che la situazione clinica della puerpera era andata via via peggiorando: i medici, visto anche il parto recente, avevano deciso di trasferire la donna in Rianimazione, dove era rimasta ricoverata fino al 6 giugno, per poi essere spostata in Medicina generale per un’altra settimana e a seguire, ad agosto, altri sei giorni di ricovero nel reparto di Urologia dell’ospedale di Padova.

«La paziente ha subìto un penoso calvario riportando danni permanenti al rene destro a causa di un inescusabile ritardo diagnostico-terapeutico di una setticemia che avrebbe potuto avere conseguenze ben più gravi», spiega l’avvocato Giorgio Caldera che sta seguendo la donna nella sua battaglia giudiziaria, «Gli accertamenti tardivi cui veniva sottoposta all’ospedale di Mestre consentivano di riscontrare un’imponente accumulo di urina nel rene destro che rendeva necessario un intervento di cateterizzazione uretrale ed il posizionamento di un drenaggio toracico».

Il professor Massimo Montisci, consulente tecnico d’ufficio del tribunale nell’ambito della consulenza tecnica preventiva nel procedimento promosso dalla donna, ha accertato la responsabilità dei medici dell’allora Usl 12, ora azienda sanitaria 3. A oggi, però, non è stato raggiunto l’accordo stragiudiziale tra le parti per il pagamento del danno. Spiega l’avvocato Caldera che «la struttura sanitaria, pur non avendo sollevato obiezioni sulle conclusioni cui è pervenuto il consulente d’ufficio, ha inspiegabilmente omesso di avanzare qualsiasi proposta risarcitoria». Fallito il tentativo obbligatorio di componimento stragiudiziale della vertenza davanti al mediatore, D. V. ha dovuto rivolgersi al tribunale civile di Venezia per vedere riconosciuti i suoi diritti, citando l’azienda sanitaria. Dopo l’udienza celebrata venerdì, il giudice ha disposto il rinvio al 27 ottobre.

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