Infarto, impariamo a riconoscere i primi segnali
CHIOGGIA. Come si fa a prevenire un infarto? Uno, grazie a dei corretti stili di vita (aver detto addio alla pigrizia, aver mangiato sano, aver fatto attività fisica, senza aver ceduto ad una sigaretta); due, grazie ad un registro dei soggetti più a rischio. Mentre sui corretti stili di vita, tutto sappiamo e sempre queste sane regole vengono ricordate al paziente, per quanto riguarda un registro dei soggetti più a rischio di infarto, cioè che hanno un’alta probabilità di subire da un momento all’altro un attacco cardiaco, non esisteva fino ad oggi nulla. Fintantoché la Cardiologia di Chioggia ed i medici di famiglia, hanno escogitato un modo per individuarli. Come? Scovando i campanelli d’allarme dell’infarto, tra i più temuti l’angina. “L’angina pectoris – ha spiegato il primario di Cardiologia Roberto Valle – è quel dolore al petto che colpisce chi ha le coronarie malate. Un dolore che si avverte quando le coronarie si restringono facendo arrivare poco ossigeno al cuore. Questo dolore è un sintomo che non va sottovalutato, perché può precedere un infarto”. “Purtroppo – ha continuato Valle - non raramente, i pazienti sottovalutano i sintomi, oppure ne negano l’importanza, per cui non assumono la terapia più adeguata e cosa più importante, non si rivolgono al proprio medico di base, per poi ricoverarsi in Cardiologia quando i sintomi si aggravano”. Ecco perché i medici dell’Ulss di Chioggia sono andati a “scovarli”.
E’ stato utilizzato il consolidato metodo del farmaco “traccia”, cioè sono stati individuati tutti i pazienti che assumevano nitrati, spia della persistenza dei sintomi, cercandoli tra i 70mila assistiti dell’Ulss 14, mediante un’azione congiunta Cardiologia – Medici di Medicina Generale. Questo ha permesso di individuare 101 pazienti affetti da angina: maschi nel 55% dei casi, con una quota molto rilevante di diabetici (33%). Un primo dato importante emerso, era che quasi la metà dei pazienti aveva già avuto un infarto, a testimonianza della “delicatezza” della tipologia di pazienti selezionati, mentre uno su dieci era ancora molto giovane ovvero aveva meno di 65 anni. Inoltre, è emerso che nei due terzi dei casi esaminati, l’angina si era manifestata solo portando pesi importanti o salendo le scale, ma per il 14% era invece necessario semplicemente il vestirsi per provare un forte dolore addominale.
“A nostra conoscenza – ha rivendicato con soddisfazione Roberto Valle - questa è la prima esperienza in Italia di perseguimento della massima qualità nella cura del paziente anginoso con questo metodo efficace ed economico, grazie alla competenza ed alla dedizione dei medici di famiglia e si inscrive nel novero delle iniziative della Cardiologia, che vogliono portare la salute nelle case dei pazienti, senza aspettare che giungano magari in urgenza, in Ospedale”. Il direttore generale Giuseppe Dal Ben “plaude ad un’iniziativa, che va “nel senso giusto” dando la massima assistenza a chi ne ha realmente bisogno, in un’ottica di perseguimento dell’appropriatezza, mai così importante, come in questo periodo di ristrettezza delle risorse disponibili”.
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