«Infarto? Evitate Mirano È l’ospedale peggiore»

Rapporto dell’Agenas: la mortalità entro un mese dopo casi acuti al miocardio è la più alta d’Italia. L’Asl 13: «Qui si opera poco, interventi complessi a Mestre»
Di Filippo De Gaspari
Mirano (VE):.Esterno nuovo padiglione ospedale di Mirano..23/10/00 (c) Light Image Studio..Morsego.
Mirano (VE):.Esterno nuovo padiglione ospedale di Mirano..23/10/00 (c) Light Image Studio..Morsego.

MIRANO. Attività cardiochirurgica troppo scarsa, ospedale di Mirano insicuro per chi soffre di cuore. Anzi: il peggiore d’Italia. Altro che eccellenza: nel nosocomio miranese si opera poco e si muore troppo. Nel pieno del dibattito sulla Cardiochirurgia e la trasformazione del reparto in Chirurgia vascolare, l’ospedale di Mirano finisce al primo posto della poco onorevole classifica dei reparti italiani dove si muore di più.

Il dato emerge dal “Piano nazionale esiti” redatto da Agenas, l’agenzia sanitaria delle regioni, che valuta la riuscita delle cure ospedaliere di tutto il Paese. Per quanto riguarda l’infarto acuto di miocardio, la mortalità a 30 giorni è peggiore a Mirano che in tutto il resto d’Italia: con 179 casi, il 14,94%, il nosocomio miranese si pone in testa nella classifica dei peggiori, davanti all’ospedale di San Gavino Monreale, in Sardegna e a quello di Lamezia, in Calabria. Attività ospedaliera ridotta: questo secondo Agenas il motivo che porta ad aumentare il rischio per i ricoverati. In campo cardiologico significa troppa poca attività di angioplastica o interventi di bypass aortocoronarici.

A Mirano insomma si opera poco e di conseguenza diminuisce la specializzazione, aumentano i rischi per i pazienti e la mortalità nel primo mese per i ricoverati. Al contrario, laddove si opera di più, aumenta la specializzazione e quindi l’assistenza. Insomma, li presìdi più attivi diventano i migliori. Per Mirano torna dunque attuale la questione del destino di Cardiochirurgia.

Le schede ospedaliere regionali non prevedono per l’ospedale miranese una funzione cardiochirurgica, destinata invece a diventare alta specializzazione per pochi ospedali veneti, tra cui l Mestre. «Sono numeri che ci danno ragione», dice il direttore generale dell’Asl 13, Gino Gumirato, «il fatto che una bassa casistica rappresenti un più elevato rischio per la salute dei cittadini non deve stupire. È per questo che nella nostra Asl è in atto una rivoluzione sul fronte cardiologico, come previsto dalle schede regionali». In pratica Mirano schizza in alto nella classifica dei peggiori perché il reparto è in trasformazione: rimarrà una Cardiologia interventistica, con direttore Bernhard Reimers e, dal primo gennaio 2015, una Chirurgia vascolare, con direttore Alessandro Giacomin. La Cardiochirurgia? «È stata fatta una convenzione con l’Asl 12, per cui i casi più complessi, circa il 10%, saranno trattati nell’ospedale dell’Angelo di Mestre, qualificato dalla Regione come ospedale di alta specializzazione, rispetto al nostro, periferico», spiega Gumirato, «il 90% degli interventi (chirurgia arteriosa, periferica, flebologica) continuerà a essere eseguito da noi, mentre un 10% (chirurgia sul cuore e i grossi vasi) verrà eseguito in rete con Mestre. Questo a garanzia del cittadino».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia