Infanticidio, c’è il giallo dei due trolley

CHIOGGIA. Dov’è finita la piccola Farah? Mentre la polizia di Hammersmith & Fulham, a Londra, continua a setacciare ogni rifiuto nella speranza di trovare tracce del corpicino, emergono nuovi tasselli sulle ultime ore che Federica Boscolo Gnolo trascorse all’Hotel Lily. È qui che la giovane chioggiotta lavorava come receptionist, ma è anche qui che viveva in una stanza riservata al personale. Sono state le telecamere a circuito interno dell’albergo a raccontare i movimenti della chioggiotta che da pochi giorni era tornata a Londra. Ore e ore a ritroso di fotogrammi mostrano il momento del ritorno, quando Federica entra nella stanza con Farah. Da quell’istante in poi inizia il mistero.
Nei giorni successivi, dalla porta della camera di Federica non si vede più uscire la bambina, ma solo la mamma, sempre senza borse o altri oggetti sospetti. Tutto questo fino a martedì 27 gennaio, quando la donna esce dalla camera con un trolley (nella foto piccola in alto) per rientrare poi con un altro trolley, della stessa marca e probabilmente dello stesso set, ma di colore diverso. Per la polizia inglese, questa è la prova che ha portato all’accusa d’infanticidio. L’ipotesi è che la donna sia uscita dalla camera con un trolley grande con all’interno un trolley più piccolo, trasportando così la bimba fuori dalla stanza. Una volta sbarazzatasi della piccola, la mamma sarebbe rientrata in albergo con una valigia simile per non destare sospetti. La polizia ha escluso l’ipotesi di un complice, diffondendo nel contempo nel quartiere le foto della valigia con la quale è uscita dalla stanza, quella blu a pois bianchi.
Emergono anche altri particolari sull’ossessione che la mamma aveva per un problema all’occhio della figlia. Questo difetto potrebbe aver accresciuto la depressione post parto di cui sembra soffrisse Federica. Adesso la donna si trova rinchiusa nel reparto psichiatrico del carcere femminile di Holloway, in attesa della seconda udienza prevista per il 21 aprile. Anche sullo stato di salute mentale della donna non si hanno certezze. Durante la prima udienza, difesa dall’avvocato d’ufficio Andrew Orchard, la donna aveva confermato al giudice di comprendere bene l’inglese e le accuse formalizzate. Aveva anche declinato le sue generalità. Dopodiché si era rifiutata di rispondere alle domande. Questo particolare farebbe pensare che Federica fosse sufficientemente consapevole di quello che stava accedendo.

«Abbiamo fatto richiesta per andarla a trovare», ha detto Massimiliano Mazzanti, console generale d’Italia a Londra, «e verificare lo stato della detenzione. In sede di udienza abbiamo indicato la depressione post parto come attenuante: in Inghilterra è un tema sentito dall’opinione pubblica».
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