Industrie, rischio incidenti Il “Simage” si riorganizza

Arpav ed Ente Zona Industriale di Porto Marghera firmano un nuovo accordo per la gestione del sistema di monitoraggio ambientale e delle emergenze
Di Gianni Favarato

Porto Marghera negli ultimi anni ha visto chiudere gran parte delle sue produzioni più pericolose, a cominciare da cloro e fosgene. Recentemente è stato quindi riorganizzato anche il Simage (il Sistema integrato per il monitoraggio ambientale e la gestione delle emergenze) istituito nel 1998 in applicazione della direttiva europea sugli impianti a rischio di incidente rilevante varata dopo l’incidente con fuga di gas tossici di Seveso.

Il 27 gennaio scorso l’agenzia regionale per l’ambiente (Arpav) e l’Ente zona industriale di Porto Marghera hanno sottoscritto un nuovo Accordo di programma «per la gestione delle emergenze nell’ambito delle attività di produzione e movimentazione delle merci pericolose».

Nel nuovo accordo l’Ente zona industriale si impegna a “presidiare in continuo” sia l’attività di monitoraggio all’interno dell’area industriale attraverso la sala operativa Simage esistente a Porto Marghera più vicina agli impianti a rischio di incidente, sia il corretto funzionamento della rete di rilevatori interni. «La rete di monitoraggio», spiega l’Arpav, «che presidia le singole aree di ciascun impianto e ora anche dei depositi quali Petroven, San Marco Petroli e Decal, si compone di sensori e rilevatori posti direttamente all’interno degli stabilimenti industriali che effettuano il monitoraggio in continuo delle sostanze pericolose, sia infiammabili che tossiche».

Nel caso di superamento del livello di soglia sicurezza per una o più sostanze pericolose, l’allarme sarà visibile sia dalla sala Simage che dall’Arpav e dai Vigili del Fuoco che gestiranno l’evento in sinergia tra loro e con le aziende interessate fino alla conclusione della situazione di emergenza creata da fughe di gas tossici, incidenti, esplosioni e quant’altro può accadere in un’area industriale dove esistono impianti di produzione e depositi di sostanze a rischio.

Il nuovo Accordo prevede il “presidio” di Arpav all’interno dell’area industriale di Porto Marghera «garantendo il corretto funzionamento del processo di trasmissione dei dati raccolti dai rilevatori interni agli stabilimenti, la loro elaborazione e trasmissione ai soggetti interessati». In futuro sarà anche possibile «integrare le informazioni provenienti dagli impianti, con stazioni di campionamento e monitoraggio dell’Arpav in aree residenziali posti fuori dall’area di Porto Marghera che controllano, nel caso di una situazione di emergenza, l’aria nelle zone abitate che possono essere interessate dalla ricaduta di un incidente o altri eventi pericolosi».

«Come per il passato», sottolinea l’ingegnere Loris Tomiato, direttore del Dipartimento veneziano di Arpav, «il nuovo Accordo di Programma sottoscritto con l’Ente Zona industriale di Porto Marghera prevede che in situazioni di emergenza, l’Arpav informerà subito la popolazione attraverso i pannelli luminosi a messaggio variabile e l’invio di sms sul cellulare ai cittadini che si sono iscritti al servizio. Inoltre, è allo studio nell’ambito della revisione del Piano di emergenza esterno una modalità di comunicazione che possa prevedere l’utilizzo di quanto oggi la tecnologia mette a disposizione».

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