“Indesiderato” l’imam Albdelbar

SAN DONA’ DI PIAVE. Tra i nove stranieri ritenuti indesiderati dal nostro paese perché esaltano la jihad c’è anche l’imam marocchino di passaggio del centro di preghiera islamico di via Noventa, per...
SAN DONA' DI P. - FAGAVANIN - COLUCCI - FOTO TRATTA DA FACEBOOK DI ABDELBAR RAOUDI
SAN DONA' DI P. - FAGAVANIN - COLUCCI - FOTO TRATTA DA FACEBOOK DI ABDELBAR RAOUDI

SAN DONA’ DI PIAVE. Tra i nove stranieri ritenuti indesiderati dal nostro paese perché esaltano la jihad c’è anche l’imam marocchino di passaggio del centro di preghiera islamico di via Noventa, per il quale il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha disposto l’immediata espulsione e l’accompagnamento nel suo paese lo scorso agosto. Si tratta di Raoudi Albdelbar, allontanato dall’Italia per «grave turbamento dell’ordine pubblico e pericolo per la sicurezza nazionale e discriminazione per motivi religiosi». L’imam, secondo quanto sostiene l’associazione americana Memri, che ha messo in rete un video, nel sermone di venerdì 25 luglio 2014, avrebbe incitato all’odio contro gli ebrei. «Oh Allah», avrebbe detto tra l’altro l’imam le cui parole sono state riprese dal video reso noto dall’associazione vicina a Israele, «porta su di loro ciò che ci renderà felici. Oh Allah, contali uno a uno e uccidili fino all’ultimo. Non risparmiare uno solo di loro». Una traduzione che una parte dei musulmani aveva contestato. Comunque ora è tra i nove stranieri, che secondo i nostri servizi segreti propagandavano la jihad nel nostro Paese.

Un gruppo del quale faceva parte anche un altro marocchino, un manovale edile, molto attivo sui social network dai quali lanciava messaggi radicali in chiave jihadista. È questo l’identikit di uno dei due islamici attivi a Milano espulsi dall’Italia, insieme ad altre sette persone, su disposizione del ministro Alfano perché ritenuti «pericolosi per la sicurezza nazionale».

A quanto si apprende da fonti investigative, una parte del gruppo, ha risieduto per un periodo in Lombardia e in particolare a Varese, oltre che in altre località della regione lombarda, svolgendo lavori saltuari. Si tratta di persone monitorate da tempo dalle forze dell’ordine, assai prima dell’eccidio compiuto nella sede del giornale satirico Charlie Hebdo.(c.m.)

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