«Indagine epidemiologica sulla discarica di Bojon»

L’appello dei residenti dopo i sequestri di rifiuti effettuati a Noale e Paese. «Materiali scaricati negli anni Settanta, ci sono state diverse morti sospette» 
Bojon (VE): Discarica trovata dalla guardia di finanza. 28/09/2001 © Light Image Studio. Morsego.
Bojon (VE): Discarica trovata dalla guardia di finanza. 28/09/2001 © Light Image Studio. Morsego.

CAMPOLONGO. Non solo Paese e Noale. In Riviera c’è una discarica di materiali pericolosi che preoccupa moltissimo i residenti. La discarica abusiva di via Rivelli a Bojon di Campolongo, scoperta sotto il tracciato della circonvallazione di Bojon durante i lavori per il completamento dell’opera, si estende su 5-6 mila metri quadrati ed è stata classificata come pericolosa, per la presenza di amianto e veleni industriali. A certificarla “pericolosa”, un sopralluogo dell’Arpav e dei carabinieri del Noe. Si tratta di materiali scaricati a quanto risulta fra il 1968 e il 1972, materiali di scarto perlopiù provenienti da lavorazioni nell’area di Porto Marghera.

I residenti e i gruppi di opposizione alla maggioranza di centrodestra che governa il Comune, hanno chiesto nei mesi scorsi che fosse fatta un’indagine epidemiologica per capire se le diverse morti di cancro che si sono avute nella zona nel corso dei decenni, sono da attribuire alla presenza di questi materiali. Anche sul sito del nostro giornale, leggendo le notizie di questi giorni relative a Paese e Noale, tanti lettori della zona sollecitano controlli su quest’area.

«I rifiuti superficiali sono stati portati via la scorsa settimana, ora attendiamo le analisi che arrivano dai terreni per poter procedere alla delimitazione precisa dell’area inquinata e alla successiva bonifica» il sindaco di Campolongo, Andrea Zampieri «Nelle ultime settimane Sistemi Territoriali che si occupa della realizzazione della bretella, ha portato via circa 10 tonnellate di materiale inquinato, per lo più metallico, accatastato in superficie incaricando una specifica azienda. Ora il passo successivo sarà capire con le analisi dell’Arpav e se le falde acquifere sono state inquinate e nel caso come chiudere l’accesso all’acqua anche a uso irriguo. Poi si procederà alla caratterizzazione della discarica e alla successiva bonifica».

Per la bonifica però, ci vorranno anni. Si tratta di capire se si potrà rimuovere il materiale o se invece basterà stabilizzare la discarica per compattamento del terreno o “iniezioni” di cemento a ridosso del suo perimetro”. «Nel corso degli anni» spiegano i consiglieri comunali Alessandro Campalto (ex sindaco) e Stefano Molena del Pd «i residenti ci hanno segnalato diverse morti da cancro sospette. Ora ci chiedono che sia verificata con una indagine epidemiologica da parte delle autorità sanitarie se vi è una connessione fra queste patologie e la presenza della discarica». Una richiesta a cui si affianca anche il consigliere del Movimento 5 Stelle Mario Havari.

Si apre poi anche il fronte inerente i costi della bonifica che sono per i terreni privati appunto, a carico di privati. «Per quanto riguarda le responsabilità di chi ha inquinato» sottolinea il sindaco Zampieri «sarà l’autorità giudiziaria a individuare i responsabili dei fatti avvenuti 50 anni fa. Il Comune non mancherà di tutelare gli interessi della comunità e concorrerà a determinare le proprietà attuali e di allora delle aree inquinate».

Quella di Bojon non è l’unica discarica presente in Riviera. A Mira una indagine a fine anni Novanta ne censì 11. Fra le più pericolose quella di via Teramo, in cui migliaia di fusti tossico-nocivi sono finiti nelle falde acquifere e di cui si occupò una commissione parlamentare di inchiesta nel 1998. Fra le altre operazioni da portare a termine: la bonifica dell’area Terre Rosse a Dogaletto, l’asporto delle polveri contaminate da diossina in via Foscara a Malcontenta nell’area della ex fabbrica C&C poco distante dall’area lagunare.


 

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