Indagato e perquisito Antonio De Martino
Le forze dell’ordine sono tornati a casa De Martino, in via Malamocco del Lido, ma questa volta a mandare i carabinieri del Reparto operativo speciale è stata la pubblico ministero di Venezia Paola Tonini: la perquisizione riguardava Antonio, il 40enne imprenditore trapiantato al Lido da circa 20 anni, e non il padre Saverio, al quale invece si erano interessati gli investigatori della Procura di Catanzaro, che avevano arrestato il più anziano dei due a maggio (quindici giorni dopo il Tribunale del riesame lo aveva scarcerato).
Ora anche per Antonio l’accusa è quella di associazione a delinquere di stampo mafioso. I carabinieri del Ros hanno perquisito anche le abitazioni di Roberto Laggia, imprenditore del vetro a Murano, e di un militare della Capitaneria di Porto in servizio ai Venezia, Antonio Cairo. I militari hanno anche recapitato un’ordine di comparizione con l’accusa di corruzione a Ugo Bergamo, ex parlamentare ed ex assessore comunale. Nella casa e negli uffici dei primi due gli investigatori dell’Arma hanno cercato carte e documenti che riguardano gli affari di De Martino. Mentre a Bergamo vogliono evidentemente porre alcune domande su alcune sollecitazioni compiute a favore di De Martino nel periodo in cui l’ex parlamentare era assessore alla Mobilità. Cairo sarebbe stato intercettato mentre avvertiva l’imprenditore calabrese di un controllo che avrebbe dovuto scattare da parte della Guardia costiera. Laggia era già finito in un’ altra indagine, quella avviata grazie alle confessioni del boss della Riviera del Brenta Felice Manier. De Martino, stando ai carabinieri, avrebbe costituito una società che si occupa di turismo, «Le Perle di Murano srl», assieme alla moglie del Laggia. Nell’ordine di perquisizione consegnato ieri a De Martino si legge che dal 2011 ad oggi e con l’ausilio di Laggia avrebbe fornito supporto logistico a due imprese calabresi in odore di ’ndrangheta e si sarebbe messo a disposizione per avviare investimenti in Irlanda assieme al capo di una cosca. In concorso con Bergamo, infine, è sospettato di corruzione perché l’ex assessore si sarebbe attivato presso l’allora commissario straordinario per il Lido Vincenzo Spaziante per accelerare l’approvazione dell’ordinanza per il permesso a costruire al Parco delle Rose. De Martino è stato convocato per rispondere alle domande degli inquirenti il 14 luglio.
Nell’ordinanza di custodia cautelare di Catanzaro per il padre Saverio, il giudice calabrese aveva riportato alcune delle intercettazioni e degli accertamenti compiuti proprio dai carabinieri del Ros di Padova coordinati dalla pm Tonini. Il sospetto è che le numerose attività economiche del 40enne imprenditore e del padre potrebbero essere finanziate anche da esponenti della 'ndrangheta calabrese di Lamezia Terme, in particolare dal capo della cosca Vincenzino Iannazzo, meglio conosciuto con il soprannome di «u' Moretto». «Va sottolineata», si legge in quell’ordinanza, «l'anomala rapidità con la quale la famiglia De Martino a partire dagli anni Novanta si è efficacemente inserita nel contesto economico-sociale del territorio veneto, attraverso lavori nel settore edile e dell'intermediazione immobiliare e la gestione di attività commerciali di considerevole spessore economico». Iannazzo, inoltre, sarebbe stato ospitato a Venezia dai De Martino quando fu costretto ad allontanarsi dalla Calabria, a causa di contrasti scoppiati all'interno della cosca (c'era chi lo accusava di essersi appropriato di 700 mila euro frutto delle estorsioni). Infine, uno dei pentiti dell’inchiesta calabrese avrebbe riferito che Antonio De Martino avrebbe avuto buoni rapporti con alcuni esponenti politici veneziani e questo sarebbe risultato anche dai lavori che riuscivano ad ottenere le sue aziende.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia