Incontra pregiudicati Luciano Maritan è tornato in carcere

Il nipote dell’ex braccio destro di Maniero era ai domiciliari É stato sorpreso dai carabinieri con alcuni “amici” in centro

SAN DONA'. I carabinieri della stazione lo hanno notato subito in centro a San Donà, davanti a un locale, in compagnia di alcuni pregiudicati. E questo particolare ha fatto scattare la revoca dei domiciliari. I carabinieri hanno così arrestato Luciano Maritan, pregiudicato sandonatese. Lui poteva in realtà uscire di casa, e solo in alcune fasce orarie, ma è stata la compagnia a incastrarlo. I militari lo hanno intercettato nei pressi di un bar in centro. Maritan era dunque in orario consentito, due ore alla mattina per fare le spese, solo che si trovava in compagnia di alcuni pregiudicati. E così è tornato nel carcere di Santa Maria Maggiore a Venezia.

Luciano Maritan, 53 anni, nipote dell’ex braccio destro di Felice Maniero, Silvano, era da due settimane in regime di arresti domiciliari. I militari lo hanno sorpreso giovedì mattina a San Donà e il giorno successivo è stato accompagnato in carcere. Luciano, o Cianetto come lo conoscono gli amici, era ai domiciliari dopo che nei suoi confronti era stata rigettata la richiesta di affidamento in prova ai servizi sociali.

Quindi doveva scontare una pena di un anno per reati commessi tra il 2009 e il 2013, tra cui traffico di stupefacenti. Il tribunale di sorveglianza di Venezia aveva rigettato l’affidamento richiesto dal suo avvocato e disposto i domiciliari. La condanna che deve espiare, stabilita dalla Corte d’Appello nel 2015, passata in giudicato il 26 aprile 2017, riguarda fatti commessi tra il 2009 e il 2013 e in particolare traffico di stupefacenti, truffa, possesso di segni contraffatti, falsità materiale, corruzione in atti contrari ai doveri d’ufficio. Reati per i quali Maritan deve scontare ancora un residuo di pena. Il tribunale di sorveglianza evidenziava «il carattere plurirecidivante della condotta» e anche «il pregresso spreco di numerosi benefici penitenziari, cui ha fatto seguito la commissione di reati ancor più gravi rispetto a quelli che hanno contrassegnato l’inizio della carriera delinquenziale del soggetto». Gli era stato concesso di lavorare in una ditta della zona e nei giorni non lavorativi di uscire dalle 10 alle 12 solo «per esigenze indispensabili di vita». —


 

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