Incinta, perde il bimbo. Medici e infermiere assolti

Il caso risale al 2010. La mamma di 32 anni era stata visitata all'ospedale di Piove, poi era subentrato l'aborto. Per il giudice non c'è alcuna responsabilità dei professionisti: fu un caso raro di distacco di placenta

CAMPAGNA LUPIA. Tutti assolti dall’accusa di cooperazione in aborto colposo e di lesioni gravissime nei confronti di una 32enne veneziana (che non potrà più avere figli) perché “il fatto non sussiste”. Nessuna responsabilità penale a carico di due medici e di un infermiere dell’ospedale di Piove di Sacco, secondo la sentenza del giudice padovano Tecla Cesaro, in seguito alla drammatica perdita del bimbo che aveva in grembo da parte di una giovane mamma di Campagna Lupia. Giovane che si era rivolta alla struttura sanitaria piovese avvertendo forti dolori alla ventinovesima settimana di gestazione.

È finito un incubo per il dottor Fabio Casagrande, 47 anni di Vicenza, e per l'infermiere addetto al triage Roberto Lando, 61 di Vigonovo, entrambi in servizio al pronto soccorso (difesi dall'avvocato Lorenzo Locatelli), e per il ginecologo Maurizio Matarese, 56, di Piove (difensori i legali Locatelli e Barbara Bisinella). In aula, visibilmente commossi, hanno ascoltato il verdetto tesi, poi un sospiro di sollievo  e la stretta di mano ai difensori.

La notte del 3 settembre 2010, accompagnata dal marito, la mamma si era presentata al pronto soccorso piovese con forti dolori. L'infermiere Lando le aveva assegnato un codice verde (di non urgenza), quindi la visita con ecografia: se le fitte non si fossero attenuate, sarebbe stato indispensabile il ricovero. Ma di fronte al rischio di un parto prima del termine, quell’ospedale non era attrezzato essendo privo di una patologia prenatale. Da qui l’offerta di un ricovero immediato a Piove in attesa di una collocazione in una struttura attrezzata del territorio. Tuttavia la donna aveva deciso: voleva ricoverarsi a Padova. Ecco perché aveva firmato per rifiutare il ricovero a Piove, convinta di raggiungere l’ospedale della città del Santo in auto con il marito. Prima del traguardo, l’improvviso e inaspettato aborto.

In aula i consulenti tanto della difesa quanto della Procura hanno convenuto che si è trattato di un rarissimo caso di distacco della placenta, una forma che non dà particolari manifestazioni sintomatiche, se non sporadiche contrazioni. E che, tra i 20 e i 30 minuti, precipita provocando la morte fetale. Inoltre tutti gli esperti hanno concordato che era stata redatta una diagnosi di parto prima del termine tanto che il ginecologo aveva prescritto farmaci per ritardare la nascita, disponendo l’immediato ricovero della paziente, purtroppo anche lei vittima di danni neurologici. Paziente che, con il marito, era già uscita di scena dal processo ottenendo dall’Usl 16 – competente per l’ospedale di Piove – un risarcimento di circa mezzo milione di euro attraverso la compagnia assicuratrice londinese dei Lloyd's.

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