Trafficante di uomini condannato a quattro anni
Si schiantò sul passante di Mestre, in auto portava una famiglia di sette persone. Il complice che era con lui riuscì sfuggire. Il giudice ha bocciato il patteggiamento
Un 25enne egiziano era alla guida di un’Audi, che in una notte d’agosto si è schiantata lungo il Passante, rivelando la tragedia dei suoi passeggeri: all’interno della macchina erano ammassate nove persone.
Tra loro cinque ragazzini siriani tra i quattro e gli undici anni, seduti tutti nel sedile posteriore, mentre due adulti, sempre siriani, un papà e una mamma di alcuni dei bimbi, due famiglie distinte, erano rannicchiati senz’aria all’interno del portabagagli della macchina.
I due autisti egiziani che li trasportavano, erano seduti davanti. Uno era riuscito a scappare subito dopo lo schianto contro un furgone Doblò. L’altro era stato arrestato e nei giorni scorsi è stato condannato con rito abbreviato - quindi, con il riconoscimento dello scontro di un terzo della pena - a 4 anni e 8 mesi di reclusione: la giudice per le udienze preliminari Claudia Ardita l’ha ritenuto responsabile di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, respingendo l’accordo di patteggiamento a 2 anni e 8 mesi che era stato raggiunto tra l’avvocato difensore Marco Zanchi e il pubblico ministro Giorgo Gava, che anche in sede di requisitoria (al termine del processo) ha chiesto la stessa pena e gli arresti domiciliari per il giovane, che aveva dichiarato di non essere stato lui alla guida della macchina.
La giudice ha concluso per una condanna ben più pesante e ha anche rifiutato i domiciliari, per il carcere. Per la Procura, l’egiziano sarebbe stato una “pedina” in mano ai veri trafficanti di uomini. E l’avvocato Zanchi annuncia ricorso in appello.
Quella notte la strage era stata evitata per un soffio: tre bimbi erano rimasti feriti, uno in maniera grave, a lungo in terapia intensiva. Per fortuna si è ripreso. E con i genitori, sono tutti svaniti nel nulla. A bordo di quell’auto presa a noleggio, con targa polacca, oltre alle due persone incaricate di trasportare i migranti, un papà con tre figli e una madre con due.
Gli adulti chiusi nel portabagagli dell’automobile. Agli investigatori hanno poi raccontato di aver pagato (lui) 7 mila e (lei) 6 mila euro per quel viaggio della speranza. Tutti cittadini siriani, avevano incontrato il loro “trasporto” ai confini della Slovacchia e contavano di arrivare in Germania, via Svizzera, per ricongiungersi ai familiari che si trovano già lì. Un disperato viaggio della speranza di famiglie intere, sfruttate da organizzazioni rimaste nell’ombra.
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