Incidente mortale, il pm vuole ascoltare la guidatrice dell’auto

Il magistrato punta a ricostruire la dinamica del doppio incidente mortale Probabile la nomina di un perito per capire perché il guardrail si è spezzato

VENEZIA. L’autopsia non serve, il pubblico ministero di Venezia Paola Mossa smentisce chi ha parlato della necessità dell’esame autoptico sul corpo dei due giovani morti nell’incidente stradale di Portegrandi. Non esclude, invece, la nomina di un consulente tecnico per stabilire prima di tutto la dinamica dell’incidente. Che cosa è avvenuto? Se sia stata la pioggia che aveva reso viscido l’asfalto o la velocità a provocare lo schianto, visto che i carabinieri di San Donà, che hanno compiuto i primi rilievi sul posto, non avrebbero rintracciato alcun segno di frenata. Un’indicazione che potrebbe anche far pensare ad un colpo di sonno o a un momento di distrazione della giovane che guidava. Le condizioni di salute della 22enne di Mirano Giorgia Favaretto, che è uscita dal reparto di Rianimazione, migliorano e la rappresentante della Procura lagunare potrebbe anche decide di interrogarla, naturalmente alla presenza del suo difensore.

La giovane, infatti, è finita sul registro degli indagati con l’accusa di duplice omicidio stradale per la morte dei 22enni Linda Giorio ed Edoardo Ascione e di lesioni colpose nei confronti di Nicola Mezzetti, proprio per questo l’interrogatorio potrebbe rivelarsi inutile, almeno per lo scopo che si prefigge il magistrato, quello di capire che cosa è accaduto nella Lancia Y negli attimi che hanno preceduto l’impatto contro il guardrail.

L’avvocato della giovane, infatti, potrebbe consigliarle di tacere, di avvalersi della facoltà di non rispondere alle domande, quella che concede il codice penale a tutti gli indagati. Tacere almeno fino al momento in cui non sia nota la ricostruzione dell’incidente compiuta dai carabinieri e consegnata con una relazione alla pubblico ministero, in modo da conoscere quali siano le contestazioni mosse dall’accusa. Al suo consulente, probabilmente, il pm chiederà anche di esaminare il guardrail, quello che avrebbe provocato il decesso dei due giovani infilandosi nell’auto proprio nel lato in cui erano seduti, Linda sul sedile anteriore ed Edoardo subito dietro a lei. La barriera di contenimento lungo la Triestina sarebbe a norma ad un primo esame, stando alle direttive europee fatte proprie dall’Italia. Si tratta di un guardrail cosiddetto a due “lame”, che lungo le strade extraurbane ha sostituito quello a una lama. Mentre in autostrada sono previsti quelli a tre lame.

Che si tratti di un guardrail a norma, però, non significa sia stato montato correttamente e che periodicamente sia stato sottoposto a manutenzione. Ed è proprio questo, presumibilmente, uno dei quesiti che verrà sottoposto al consulente della pm. Infatti appare anomalo il fatto che i montanti, per quindici metri, siano saltati come stuzzicadenti. Il nostro Paese ha probabilmente le norme sui guardrail più severe d’Europa. Paesi avanzati come Germania, Gran Bretagna, Svizzera e Austria hanno norme e barriere molto meno protetive. (g.c.)

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