Inchiesta / Ecco tutti gli affari immobiliari dell'Usl 12 di Venezia
Dal 2000 ad oggi si contano 101 vendite di immobili di proprietà dell’Usl 12 nel centro storico. E nessuno sa quanti sono e quanto rendono. Ecco come si possono dribblare le graduatorie degli affitti
VENEZIA
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Dal 2000 al 2011 si contano 101 vendite di immobili di proprietà dell'Usl 12 nel solo centro storico di Venezia. Il numero arriva dalla Conservatoria degli atti immobiliari, dunque è inoppugnabile. Sono tanti, sono pochi? Tendiamo a rispondere che sono tanti, per il semplice motivo che nemmeno il direttore generale Toni Padoan voleva crederci. Non si ricordava un numero così elevato, benché più di metà di questi passaggi di proprietà risultino registrati in un solo anno, il 2003, quando lui era alla guida dell'Usl Veneziana ormai da 24 mesi. E solo tre prima del 2001, l'anno del suo insediamento.
C'è una spiegazione possibile: la vendita di beni di enti come le Usl segue un processo lungo. L'avvio dell'iter va senz'altro retrodatato, forse addirittura agli anni Novanta. Ed è vero che i grandi lotti di queste vendite non sono molti: l'Ospedale al Mare, l'Umberto I di Mestre, l'isola delle Grazie, il palazzo ex Inam ai Tre Ponti. Al quinto piano della direzione generale di Mestre considerano tutto il resto minutaglia: piccoli vani, negozi, magazzini. Spesso male in arnese, lasciati andare in abbandono dal Comune di Venezia, al quale la legge affidava la gestione del patrimonio della sanità.
Quanto ha reso la vendita di questa «minutaglia»? Chi lo capisce è bravo. Da un elenco di immobili alienati fino al 2003 saltano fuori 13 milioni di euro. Tutti reinvestiti - tiene a precisare Padoan - per migliorare la sanità veneziana. Se invece conteggiamo le cifre citate nelle delibere regionali che autorizzavano le vendite dal 2000 al 2011, siamo tra i 130 e i 150 milioni di euro.
Poco, tanto? Forse le domande da fare sono altre: c'è qualche posto che può essere considerato di scarso valore a Venezia? Il patrimonio dell'Usl Veneziana arriva da lasciti secolari, è sottoposto a vincoli. Una volta alienato il bene, cosa resta all'Usl: la cassa, che si rivaluta meno di una cantina?
Partiamo da Venezia, città esclusiva, e dall'Usl 12, grande proprietario immobiliare, per un viaggio tra i patrimoni degli enti pubblici del Veneto, adesso che tutti stanno aspettando l'arrivo del decreto sul federalismo demaniale: trasferirà alle Regioni molte proprietà dello Stato, c'è una guerra in corso per intercettarle, con strategie adeguate. La tecnica per il demanio statale prevede come prima mossa il declassamento del bene: si prende atto che l'immobile è vecchio e cadente, oppure che non serve più allo scopo per il quale era stato costruito. In entrambi i casi è aperta la porta per la vendita: a chi, a che prezzo? Domanda oziosa: c'è sempre qualcuno già dentro che avrà il diritto di prelazione. Naturalmente la perizia per stabilire il prezzo sarà affidata da uffici dello Stato ad altri uffici dello Stato. Una procedura super partes, a prova di bomba, che fa arrivare il bene al destinatario che vogliamo. Con i dovuti adattamenti può essere applicata a qualunque patrimonio pubblico: Usl, Ipab o Ater.
Sugli affitti arriva un business ancora più grosso. I criteri per le assegnazioni sono rigorosamente pubblici, ma per uscire dalle graduatorie basta ad esempio che l'affittuario si impegni a ristrutturare l'immobile. Magari promettendo un impegno a 5 zeri, tanto più che una parte viene sostenuta dall'ente. C'è qualcuno che andrà a controllare? Solo a Venezia centro storico, dati del Catasto, l'Usl 12 ha 251 immobili. L'Ire, l'antico Istituto di ricovero ed educazione, ne ha addirittura 709. Venezia non è un caso unico: nelle città capoluogo di provincia le Ipab, ex Opere pie, sono titolari di grandi proprietà, per lo più frutto di lasciti e donazioni. Formalmente si tratta di enti pubblici, amministrati da persone indicate dai Comuni, che gestiscono il patrimonio attraverso procedure sottoposte al controllo delle Regioni. Ma periodicamente emergono scandali: dal Pio Albergo Trivulzio di Milano alla Fondazione Breda di Ponte di Brenta, Padova. Nel Veneto la legge di riforma delle Ipab, imposta da Titolo V della Costituzione, è in discussione da dieci anni. Entriamo nell'undicesimo, senza che si capisca chi frena.
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