Incendio in casa, muore tra le fiamme
MUSILE. Le fiamme e il fuoco hanno iniziato lentamente ad alimentare l’inesorabile rogo in cui ha perso la vita ieri mattina all’alba Aldo Garatto, 90 anni, ex agricoltore residente in via Damiano Chiesa al civico 19 di Musile. Una stradina laterale lungo la Triestina in cui l’anziano viveva al primo piano di una palazzina condivisa con la cognata 81enne Letizia Coretto, ricoverata sotto choc all’ospedale di San Donà, ma fuori pericolo. La donna viveva con il cognato dopo la morte del marito, Ermino Garatto, due anni fa. Lo aiutava e seguiva durante il giorno, salvo poi dormire al piano di sopra della palazzina di via Chiesa.
Nella notte l’appartamento al piano terra in cui viveva Garatto ha preso fuoco, forse a causa di un mozzicone di sigaretta lasciato acceso, oppure per uno scaldino che ha preso fuoco a causa di un cortocircuito. I due nipoti, residenti nella villa attigua, figli di Letizia, si sono accorti dell’odore acre del fumo che hanno visto fuoriuscire dalla finestre sbarrate a pochi metri di distanza dalla loro villa. Il nipote Enzo Garatto è uscito di corsa e ha raggiunto l’abitazione della mamma e dello zio. Ha tentato di spegnere le fiamme, ma non è riuscito nell’impresa impossibile, anche perché la porta era chiusa e anche le finestre, con i ganci anti-intrusione. Ha chiamato immediatamente i vigili del fuoco che sono accorsi assieme al 118. I pompieri sandonatesi hanno aperto la porta della casa al piano terra e trovato Garatto ormai senza vita che si era trascinato verso l’ingresso nell’ultimo disperato tentativo di salvarsi dall’incendio e dai vani saturi di fumo. Ormai era già privo di vita. Poi sono saliti al primo piano e hanno aperto anche l’abitazione in cui si trovava la cognata. La donna anziana era confusa e forse stava già accusando i primi sintomi di intossicazione, ma è stata salvata in extremis, trasferita d’urgenza ancora sotto choc all’ospedale di San Donà in osservazione, giudicata fuori pericolo dai sanitari del pronto soccorso poche ore dopo.
Sul posto in via Chiesa, i vigili del fuoco di San Donà con il funzionario tecnico del comando di Venezia per i controlli della struttura incendiata. Poi i carabinieri della compagnia di San Donà per i primi accertamenti e l’impresa funebre “Stefanon Brollo” che si è occupata della rimozione del corpo poi ricomposto in cella mortuaria all’ospedale di San Donà, ora a disposizione dell’autorità giudiziaria. La salma è sotto sequestro e non ancora restituita ai familiari per la sepoltura.
Così anche l’appartamento al primo piano, sotto sequestro per consentire la definizione delle perizie dei vigili del fuoco. L’eventuale autopsia, che potrebbe essere disposta dal Pm che coordina le indagini, consentirà di accertare con precisione le cause del decesso. Garatto potrebbe essere morto a causa delle ustioni riportate, oppure per il fumo inalato. Aveva lavorato i campi per una vita, poi si era ritirato nella sua abitazione e di tanto in tanto usciva a fare due passi in zona.
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