Incendio doloso alla villetta, un indagato

Maerne. I carabinieri ritengono che Denis Ballarin sia stato incaricato di appiccare il fuoco

MAERNE. C’è un indagato per l’incendio doloso alla villetta di Maerne del 27 agosto dello scorso anno: il rogo aveva distrutto una barca, ricoverata sotto una tensostruttura, e una parte del giardino. Ieri, il pubblico ministero di Venezia Angela Masiello, ha incaricato un perito di prendere in esame il cellulare dell’indagato per incendio doloso, Denis Ballarin, per appurare che potrebbe avergli commissionato quell’azione. Gli investigatori dell’Arma, infatti, ritengono che Ballarin sia stato incaricato di appiccare il fuoco nella villa e attraverso i suoi contatti telefonici ritengono di poter ricostruire chi gli ha affidato quell’incarico. Il tecnico nominato come perito dovrà recuperare gli sms dal suo cellulare, messaggi che il proprietario del telefonino ha cancellato non appena ha saputo di essere finito sotto inchiesta. C’è però un sistema per ritrovare gli sms, anche se sono stati cancellati ed è il compito che dovrà svolgere il consulente nominato dalla rappresentante della Procura.

A Ballarin sono arrivati con le loro indagini i carabinieri di Martellago. Una sagoma ben distinta nel buio della notte, il rumore del taglio del telone e poi la fiammata improvvisa e il fuoco che inesorabile cominciava ad avanzare. Dalle immagini riprese dalle telecamere della villa sono partire gli accertamenti degli inquirenti per risalire al colpevole o ai colpevoli dell’incendio avvenuto dopo mezzanotte e mezza alla tensostruttura, che conteneva una barca a motore, nel giardino di una casetta al civico 1 di via Rialto a Maerne, a poche decine di metri dal centro del paese. Pochi dubbi che si sia trattato di dolo, la famiglia non avrebbe ricevuto minacce né “avvisi” da parte di ignoti. Le riprese avrebbero messo in luce l'ombra di due persone che si erano avvicinate al tendone; all'interno c’era una barca da ristrutturare e forse a quella miravano i piromani.

I carabinieri, dopo gli accertamenti, erano stati fortunati: oltre a trovare le prove che di un incendio doloso si era trattato avevano recuperato anche uno zainetto, dentro carte e documenti che hanno portato i militari dritti da Ballarin. Il quale ha negato, sostenendo che quello zainetto con il suo contenuto gli era stato rubato qualche giorno prima e lui ne aveva anche denunciato il furto. Il ladro, dunque, gli avrebbe preparato una vera e propria trappola, portandogli via la borsa e sistemandogliela poi nel luogo dell’incendio per far ricadere su di lui i sospetti.

Giorgio Cecchetti

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