Incendio all’ospedale civile: due indagati
VENEZIA. Per il rogo all’Ospedale Civile della sera del 13 maggio scorso ci sono due indagati, sono i vertici della ditta milanese che ha svolto i lavori di ristrutturazione dell’edificio del Santi Giovanni e Paolo andato a fuoco. Avrebbero compiuto gli interventi senza tener conto delle norme di sicurezza e, inoltre, alla consegna avrebbero attestato di averne tenuto conto. Il reato contestato dal pubblico ministero Francesco Crupi, che conduce l’indagine con il procuratore aggiunto Adelchi D’Ippolito, è quella di incendio colposo.
L’invio degli avvisi di garanzia si è reso necessario dall’avvio di nuovi accertamenti in seguito al deposito della consulenza tecnica da parte del perito nominato dalla Procura, Angelo Golfetto. L’esperto avrebbe sostenuto che l’incendio è partito accidentalmente, presumibilmente da un corto circuito nella centralina elettrica ancora in funzione al secondo piano, quindi si è propagato piuttosto facilmente. Ed è proprio questa circostanza che viene contestata ai vertici dell’impresa milanese, il fatto di aver eseguito interventi di ristrutturazione senza tener conto delle misure di sicurezza antincendio che avrebbero impedito o, comunque, ostacolato il propagarsi delle fiamme. Insomma, se i lavori fossero stati eseguiti nel 2008 in base alle norme, soprattutto per quanto riguarda i materiali utilizzati ed altro, il fuoco provocato accidentalmente dal corto circuito sarebbe stato facilmente limitato e poi velocemente spento. Agli approfondimenti nelle indagini che ora la Procura dovrà avviare potranno partecipare, sulla base degli avvisi di garanzia, anche i difensori ed eventualmente i consulenti tecnici dei due indagati, come del resto quelli della parte offesa, cioè dell’Asl 12.
L'incendio era scoppiato intorno alle 20 al secondo piano dismesso da tempo di uno dei più vecchi edifici, quello accanto alla chiesa, e alcuni disagi li aveva creati egualmente: al primo piano dello stesso stabile c'è, infatti, il laboratorio analisi che era rimasto chiuso per alcuni giorni, così le analisi d'urgenza erano state eseguite in un altro stabile, dove erano state trasferite le attrezzature, mentre quelle in arrivo dal Centro prelievi e quelle degli esterni venivano eseguite a Mestre. Un disagio durato meno di una settimana, visto che il personale dell'Asl 12 aveva lavorato in fretta per sistemare le cose. Il vice comandante dei vigili del fuoco Massimo Barboni aveva spiegato che c'era stato anche un pizzico di fortuna perché la chiamata era arrivata a cavallo del cambio turno, così le squadre intervenute erano state ben quattro.
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