Incendio alla Ecoricicli indagato l’ad Salvagno
La Procura ha chiuso l’inchiesta sul rogo all’impianto di trattamento a Fusina In tre verso il processo. Nel mirino la cernita dei rifiuti e la formazione degli operai

MARGHERA: DE MICHELIS ALL'HOLLIDAIY INN: 30/05/09/ LIGHT IMAGE
L’amministratore delegato e legale rappresentante di Ecoricicli Veritas, Vittorio Salvagno; Alessio Bonetto, responsabile tecnico e direttore operativo dell’impianto di Fusina; Roberto Ardemagni, responsabile del servizio di protezione e prevenzione dello stesso impianto: nelle scorse settimane la pubblico ministero Francesca Crupi ha chiuso le indagini a loro carico, notificando l’avviso ai difensori, per il rogo del 7 giugno scorso che causò danni milionari al centro di trattamento dei rifiuti ingombranti di Ecoricicli, società controllata della multiutility Veritas, a Fusina, oltre che molto allarme tra la popolazione per l’alta colonna di fumo nero che per ore si era innalzata dal sito ed era visibile a chilometri di distanza. L’ipotesi di reato a carico dei tre è di incendio colposo, come previsto dagli articoli 423 e 449 del codice penale. Ora la pubblico ministero potrà esercitare l’azione penale.
Le indagini sono state condotte dalla polizia giudiziaria dei vigili del fuoco che nella sua relazione ha evidenziato due ordini di problemi: la non correttezza della procedura di smaltimento dei rifiuti, in particolare nella fase della cernita, e l’assenza di formazione adeguata del personale in servizio all’impianto di Fusina, come invece previsto dal piano di sicurezza predisposto per ogni luogo di lavoro.
L’azienda al tempo aveva spiegato che, nel momento in cui si erano innescate le fiamme, era entrato in funzione l’impianto antincendio e alcuni operai erano intervenuti utilizzando gli estintori. Ma la velocità di propagazione del rogo era stata così elevata che i dipendenti erano dovuti fuggire senza poter fare molto per evitare la devastazione delle fiamme. A far divampare il rogo sarebbe stata una bomboletta spray non del tutto vuota che era finita per errore nel trituratore che a sua volta aveva buttato fuori dalla bocca del materiale incandescente finito sul cumulo di materiale triturato che in pochi attimi aveva preso fuoco. Le fiamme velocemente avevano avvolto il macchinario e tutto ciò che si trovava nei pressi. Un rogo di proporzioni imponenti, domato in sei ore dai vigili del fuoco, che aveva lasciato dietro a sé danni milionari nel capannone inaugurato da Ecoricicli solo sei mesi prima. La relazione stilata dai vigili del fuoco per la Procura lagunare avrebbe evidenziato lacune nella cernita dei rifiuti, ovvero nella divisione tra quelli che possono finire senza alcun problema nel trituratore e quelli che invece vanno trattati a parte. L’incendio aveva suscitato anche molta preoccupazione per la qualità dell’aria. Ma l’Arpav aveva assicurato: «Le analisi di diossine e altri inquinanti non rilevano criticità».
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