In vendita i beni confiscati a mafiosi in provincia di Venezia. «Rischiano di tornare nelle loro mani»

Allarme dello Spi-Cgil per il “Decreto Sicurezza” che amplia le possibilità di vendita di immobili e terreni a privati

MESTRE. C’è il serio rischio che, in base al Decreto Sicurezza del Governo in carica, tanto caro al ministro degli Interni, Matteo Salvini, i beni confiscati in via definitiva alla “Criminalità organizzata” possano essere venduti a privati e quindi, finiscano di nuovo nelle masi dei mafiosi o di loro prestanome.

L’allarme arriva dal sindacato dei pensionati Spi-Cgil di Venezia che dopo aver consultato i documenti ufficiali e verificato che dei 152 beni confiscati in via definitiva alla criminalità organizzata in provincia di Venezia, ben 116 non sono ancora stati destinati o assegnati. «Siamo sempre stati impegnato nell'educazione alla legalità e per questo esprimiamo forti perplessità sul fatto che il Decreto Sicurezza ampli la possibilità di vendere ai privati i beni confiscati alla criminalità organizzata» spiega Daniele Tronco, neosegretario generale dello Spi Cgil Metropolitano di Venezia «Questa scelta del Governo rischia di vanificare l'importante azione di contrasto alle mafie introdotta già dalla legge La Torre-Rognoni varata nel 1982, e dalla Legge 109 del 1996, perché, purtroppo, i beni potrebbero ritornare in mano alle organizzazioni criminali».

«A nostro parere» aggiunge Tronco «immobili e aziende devono essere consegnati alla collettività e gestiti da Enti o Associazioni che si occupano di educazione alla legalità, come è già stato fatto per la villa all’ex boss pentito della Mala del Brenta, Felice Maniero». «Come Spi-Cgil» aggiunge il neosegretario «siamo da anni in prima linea sia nelle scuole sia nei terreni confiscati alla criminalità organizzata in tutta Italia. Per questo non possiamo stare in silenzio davanti a questo rischio». Da qui la richiesta dello Spi alla Prefettura di Venezia «di attivare il tavolo sindacale sull’assegnazione e l’utilizzo dei beni confiscati, così come previsto nel nuovo codice antimafia». Tra i beni confiscati c’è la villa di Felice Maniero a Campolongo Maggiore, con piscina e un campo da tennis, che oggi è in gestione all’associazione Affari Puliti ed è sede delle atività di diversi enti ed associazioni.

«Molti dei beni immobili confiscati in provincia di Venezia appartenevano ad affiliati della Mala del Brenta e alla mafia cinese» spiega ancora Tronco «di recente sono stati sottratti altri immobili anche a Michele Pezone, legato ai clan dei Casalesi e conosciuto dagli investigatori veneti per estorsione e usura, e a Fabrizio Perrozzi, condannato per associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale e a Ferruccio Pozza, condannato per droga».

Oltre alla partecipazione ai campi antimafia, in provincia di Venezia come nelle altre province venete, lo Spi-Cgil ricorda che durante l'anno manda suoi rappresentanti «nelle scuole a parlare di educazione alla legalità portando giornalisti, scrittori, magistrati e mettendo in luce come anche nel Veneto parlare di antimafia sia molto attuale data la presenza sempre più massiccia della criminalità organizzata nella regione del Veneto». L’appello del neosegretario dello Spi veneziano arriva dopo quello lanciato a Castelfranco Veneto dal sindacato dei pensionati della regione Veneto durante la giornata di chiusura dei campi antimafia.

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