In tram con un fallo di plastica

L’uomo, 56 anni, di Mira, aveva sistemato l’oggetto sotto i pantaloni. Denunciato

PADOVA. Su e giù in tram, da corso del Popolo a Prato della Valle, scendendo e risalendo per tutto il centro di Padova. Un uomo e un pacco.

Avanti e indietro per una, forse anche due orette, ieri in tarda mattinata. Stesso lasso di tempo durante il quale i carabinieri di quartiere, in borghese, facevano il medesimo andirivieni onde beccare eventuali borseggiatori: sabato, ora di punta, il tram era pieno. Tante le donne e le ragazze, in piedi, e tutti un po’ schiacciati gli uni sugli altri. Come succede.

Niente di strano, salvo il pacco. E l’uomo. Quel tizio, poi si scoprirà un cinquantaseienne di Mira, che era sempre lì, a fare avanti e indietro in tram. I carabinieri, all’ennesimo avvistamento, hanno cominciato a tenerlo d’occhio, inizialmente pensando a faccende di droga. Fino a che hanno notato il pacco. Ovvero quella consistente protuberanza sotto la cintura, così voluminosa e svettante da mandare in quiescenza il Siffredi nazionale.

Si piazzava al centro del convoglio, il portatore di tale arma impropria, con le mani sui fianchi e sporgendo leggermente il tesorone come a suggerire: guardate qua, donne, che po’ po’ di manna dal cielo mi porto dietro. Che fior di arnese mi ha regalato la natura. Altro che, appunto, le glorie nazionali in tema di film o video o altro a luci rosse.

L’ipotesi dei carabinieri, sospettosi per indole, è che il riservato signore si fosse anche cimentato nella “mossa” con qualche ragazza: uno scossone del tram, una curva, l’equilibrio si fa precario ed ecco che l’esagerato birillo sfiora una gonna. Poi un’altra, metti. Ma se anche fosse successo, non ci sono state segnalazioni in merito. Nessuna ha strillato né li ha chiamati, i carabinieri.

Comunque sia, la faccenda è continuata fino a che i due in borghese hanno deciso di intervenire: «Scusi signore, cosa sta facendo di grazia?». Spiegazioni, balbettamenti, poi l’identificazione, del tizio e anche del pacco. Non è dato sapere esattamente come, con quale formula, i carabinieri gli abbiano chiesto di esibirlo, fatto sta che lui non ha opposto resistenza e lo ha tirato fuori. Per grande fortuna di tutti i presenti, trattavasi di un gigantesco aggeggio artificiale, lattice purissimo, colore appropriato, che l’uomo si era piazzato proprio lì, sovrapponendolo all’esistente, e di cui evidentemente andava oltremodo fiero (del lattice, non dell’esistente).

Risultato, una denuncia per atti osceni in luogo pubblico.

Alberta Pierobon

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia