In tilt tutta la petrolchimica padana
Clorosoda e cvm-pvc al «minimo tecnico». Ferme anche Ferrara e Mantova
E’ bastato un piccolo incendio, dovuto ad una piccola perdita di olio Fok sversatosi sopra un tubo incandescente, per mandare il tilt la petrolchimica Padana. In seguito all’incendio di martedì scorso - che ha messo fuori uso un compressore del cracking e scaricato dalle fiaccole una spessa nube nera che ha messo in allarme, ancora una volta, l’intera città - i vecchi impianti di Polimeri Europa (Eni) che raffinano la virgin-nafta per produrre etilene e propilene restano in marcia, ma a produzione zero», finché non sarà rimesso a regione il compressore e l’intero ciclo produttivo. La fermata dovrebbe non dovrebbe durare più di una decina di giorni, ma intanto, la mancata produzione di Polimeri Europa fa mancare materia (l’etilene) a tutte le aziende integrate nel ciclo del cloro di Porto Marghera - il clorosoda di Syndial e gli impianti di cvm-pvc di Ineos -, che resteranno al «minimo tecnico» finché non arriverà un rifornimento via nave di etilene. Ma oltre a Porto Marghera, l’incendio di martedì scorso ha messo in ginocchio anche i petrolchimici di Ferrara e Mantova che ricevono il propilene e l’etilene prodotti nella laguna di Venezia attraverso una lunga condotta sotterranea (pipe-line). A risentirne in modo particolare è Ferrrara che da qualche giorno ha dovuto fermare le sue produzioni, Mantova per adesso funziona ancora a metà della sua capacità produttiva.
Questa situazione dovrebbe durare - stando alle previsioni dei tecnici dello stabilimento di Porto Marghera - fino alla fine della prossima settimana, sempre che non succedano altri imprevisti. Ma poteva andare anche peggio. Poche ore dopo l’incendio e la fermata degli impianti, infatti, la Procura veneziana ha aperto un’inchiesta per «disastro colposo» e - in un primo momento - sembrava intenzionata e mettere sotto sequestro tutta l’area interessata dall’evento. Una decisione che avrebbe comportato una fermata molto più lunga, anche tre o quattro settimane per permettere ai tecnici della Procura di esaminare attentamente tutto l’impianto, prima di consegnare la loro perizia sulle possibili cause dell’incendio che ha messo «fuori servizio l’impianto» - per la ventesima volta negli ultimi 4 anni - e del cattivo funzionamento delle fiaccole. Il procuratore aggiunto Carlo Mastelloni e la pm Lucia D’Alessandro - che conducono le indagini - dopo una lunga valutazione hanno deciso di mettere sotto sequestro solo la tubazione e il compressore interessati dall’incendio, in modo da garantire sia le esigenze di «acquisizione della prova e di messa in sicurezza dell’impianto», sia quelle della produzione.
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