In provincia di Venezia 1600 fabbriche-fantasma: «Quasi la metà è da rottamare»

Il presidente Agostino Bonomo: dal piano casa arriva un’opportunità per riqualificare il territorio 

VENEZIA. Sono 1.600 i capannoni dismessi in tutta la provincia di Venezia, su un totale di 12.250 realizzati negli anni. La concentrazione cresce naturalmente nel capoluogo di terraferma, con una densità di strutture abbandonate superiore a 200. Nei comuni limitrofi, i capannoni vuoti si attestano tra i 50-100 (nel Sandonatese) e tra 100-200 (nel Miranese). In percentuale, Venezia racchiude il 15% totale dei capannoni dismessi nell’intero Veneto (Padova e Vicenza, rispettivamente il 18 e il 20%).

È la fotografia scattata dalla ricerca promossa da Confartigianato Imprese Veneto, in collaborazione con Iuav e Regione del Veneto e realizzata da Smart Land (società di ricerca specializzata nel settore). La rilevazione sfrutta sia le informazioni sulle dimensioni delle superfici e relative destinazioni d’uso fornite dalla Regione, sia i dati catastali.



A questo, si aggiungono i dati da google street view. Ne emerge un quadro disseminato di capannoni abbandonati, talvolta preda di gestioni scellerate e malaffare. In totale, in Veneto ci sono quasi 45 mila edifici inutilizzati, sia residenziali che non residenziali. Fa il 3,7% del totale regionale.

Focalizzandosi sui capannoni, secondo i dati catastali 2017 (dato più aggiornato di quello del censimento Istat del 2011) in Veneto ce ne sono 92 mila (8% del totale degli edifici) di cui 10.610 quelli dismessi (12% del totale dei capannoni).

I numeri più alti si registrano a Vicenza, con 2.170 strutte dismesse. Segue Treviso con 1.940, Padova con 1.890, Verona con 1.880, Rovigo con 580 e Belluno con 550. Tra questi, c’è un’ulteriore distinzione da fare. Quelli inutilizzabili, cioè da rottamare, sono 4.570 (un 43% che si trova in mediocri o pessime condizioni di conservazione e ad oggi non sono utilizzabili, pari ad una superficie di poco inferiore a 12 milioni di metri quadrati abbandonati. Quelli utilizzabili, sono il 57% dei capannoni dismessi e sono ulteriormente suddivisibili tra quelli già sul mercato perché in vendita o in affitto (3.155, pari al 30% del dismesso), e i 2.885 (27% del dismesso) non sono immessi sul mercato.

In Veneto le stime dell’indagine contano ben 135 comuni con una percentuale di capannoni dismessi sul totale del patrimonio inutilizzato (residenziale e non residenziale) superiore al 35%. In questo quadro, negli ultimi anni le compravendite di capannoni sono crollate: - 41% dal 2006 al 2016. Nel 2017, si è registrata una lieve ripresa del mercato, con un incremento del 13%. Un valore comunque inferiore alla media nazionale, che ha fatto segnare un +22%.

Nonostante ciò, la quotazione di mercato ha perso solo il 3,6% di valore, passando da 500 a 482 euro al metro quadro. Insomma, un contesto desolante fatto di cattedrali nel deserto. A cui, adesso, si è cercato di mettere un freno. «Nel nuovo Piano Casa – spiega Agostino Bonomo, presidente regionale Confartigianato imprese - la Regione ha fatto bene a estendere i crediti edilizi anche ai capannoni. Più che il rischio di colate di cemento, c’è l’opportunità di “pulire” il Veneto ed evitare che quelli abbandonati diventino preda della malavita e vengano usati per fini impropri come il deposito di rifiuti». Insomma, una serie di incentivi che ne consentirebbe il recupero. E un ritorno economico, oltre che sociale. Tra ricostruzione e riqualificazione, per Confartigianato il giro d’affari potrebbe attestarsi tra i 2.75 e i 6.6 miliardi di euro in 10 anni. Una bella boccata d’ossigeno per l’economia. —




 

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