In paese per tutti era il “cavallaro”

La vittima ferrava gli equini. Forse un difetto di udito decisivo nella manovra

CASELLE. Lo chiamavano il “cavallaro”, perché ferrava i cavalli. Mestiere antico e affascinante quello di Mario Fraccon, maniscalco di Tabina, volto noto in paese dove trascorreva molte ore al bar insieme agli amici. Persona affabile, nonostante una vita solitaria nella sua casa di Tabina, sempre sulla Noalese.

Ottantadue anni, viveva solo ad appena 500 metri da dove ieri ha trovato la morte, facendo quello che faceva quasi ogni giorno: recarsi in paese. Sulla tragedia si affaccia però ora lo spettro dell’invalidità: pare infatti, ma saranno le indagini dei carabinieri a stabilire se questa circostanza abbia avuto un ruolo nell’accaduto, che Fraccon soffrisse di un disturbo acustico. Non sentiva bene e ieri quella sordità potrebbe avergli impedito di sentire chiaramente la moto in avvicinamento alle sue spalle.

Non era sposato e non aveva figli, Mario Fraccon, ma in paese era benvoluto da tutti. Passava le ore al bar, con altri anziani del paese, ma non era un perditempo. A quell’antico e affascinate mestiere che gli era valso il soprannome di Mario “cavallaro”, Fraccon affiancava un animo nobile e gentile. Alcuni conoscenti lo ricordano quando alla trattoria “Da Gregorio” di Tabina offriva il gelato ai bambini di alcuni clienti fissi del quartiere. Lo faceva senza chiedere nulla in cambio, se non l’affetto del paese.

«Alla fine gli volevamo tutti bene qui a Caselle», ricorda il sindaco di Santa Maria di Sala, residente in paese, Nicola Fragomeni, che ieri si è subito recato sul luogo dell’incidente non appena appresa la tragica notizia. «Mario era un buono», continua il sindaco, «urlava per farsi sentire ma era d’animo gentile e un uomo davvero perbene, che aveva saputo conquistarsi l’affetto di tutti. Credo che mancherà a molti qui a Caselle». I funerali saranno fissati nelle prossime ore, dopo il nulla osta. (f.d.g.)

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