In laguna la grande festa del remo 1800 barche e vogatori da record

Trenta chilometri tra canali e isole con il sole, un vento leggero e una luce da vedutisti. Mobilitati 150 volontari. Rosa Salva: «I veneziani meno dei turisti? La città è cambiata. Ma siamo contenti»
Di Alberto Vitucci

La grande festa del remo. 1800 barche, 7280 vogatori iscritti record di sempre se si eccettua l’anno del 40esimo, il 2014. Gioia, stanchezza, soddisfazione di avercela fatta, ancora una volta. Trenta chilometri per la laguna immersa in una luce magica, da vedutisti del Settecento. Sole e nuvole bianche, tregua insperata al maltempo.

La 42esima Vogalonga lascia solo commenti soddisfatti. Organizzazione quasi perfetta, 150 volontari mobilitati tra Protezione civile, Guardia costiera ausiliaria, vigili del fuoco, cronometristi e comitato. Anche in rio di Cannaregio, il “tappo” che provocò due anni fa ingorghi a non finire, le cose sono andate molto meglio. Qualche minuto di attesa, ma niente incidenti gravi. A parte una collisione tra una jole della Diadora e un’altra barca al largo di Punta San Giobbe, un kajak che imbarcava acqua, due bambini finiti in acqua dalla canoa. Tutti prontamente soccorsi e portati a riva e al Tronchetto. Il resto è andato tutto bene.

Sole ma non troppo caldo, un leggero vento di borin, proveniente da est, e una corrente contraria in canale delle Navi, poco dopo Murano, che ha messo a dura prova i muscoli dei concorrenti meno allenati. Quasi tutti sono riusciti ad arrivare al traguardo di Punta della Dogana entro la scadenza delle 14.30. A quell’ora la circolazione di vaporetti, taxi e barche a motore è ripresa. Con qualche difficoltà per le barche a remi a far rientro nelle loro società di appartenenza, in particolare in canale della Giudecca.

Partenza alle 9 in punto, dopo il tradizionale colpo di cannone sparato dall’isola di San Giorgio dal presidente del comitato promotore, Antonio Rosa Salva. Le barche sono già sgranate, con le veloci jole e gli otto-con in testa, verso Sant’Elena, poi le canoe e i kajak, le ammiraglie della voga veneta, le barche delle società remiere. I veneziani sono sempre meno rispetto agli stranieri. «Ma è la città che è cambiata», dice Rosa Salva. «Noi siamo contenti, è andato tutto bene. Grazie a tutti quelli che ci hanno aiutato». In realtà il numero dei veneziani su barche di voga alla veneta è rimasto più o meno stabile negli ultimi anni. Circa 1100: meno di un terzo degli stranieri iscritti (3800) nel 2015, meno anche degli equipaggi provenienti dal resto d’Italia (1700).

I veneziani sono oggi meno di un sesto dei partecipanti, mentre negli anni dell’inizio erano poco meno della metà, un migliaio contro 827 stranieri e 1685 italiani negli anni Novanta. Erano in maggioranza negli anni Settanta. Da allora Venezia ha perso decine di migliaia di abitanti, e vogare è diventato sempre più difficile.

La Vogalonga, comunque vada, resta sempre una bandierina piantata ben solida da chi continua a sobbarcarsi trenta chilometri a remi per difendere la laguna dall’inquinamento, dalle opere sbagliate, dall’invasione dei motori. Una «garbata protesta», l’avevano definita quarant’anni fa i suoi inventori, Toni e Pino Rosa Salva, Carlo Gottardi, Lauro Bergamo. Protesta che oggi forse non è più tale, visto il carattere internazionale della manifestazione. Ma i silenzi della laguna e una mezza giornata senza motori e inquinamento hanno dato un segnale positivo per la difesa dell’ambiente.

Grande festa durata lo spazio di un mattino. Perché alle 15 di ieri traffico e moto ondoso si erano già ripresi laguna e Canal Grande. Con le barche a remi sono tornate ad essere quasi un «ospite indesiderato» delle loro acque.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia