In laguna 150 mila "siluri" di legno

I pali usati per le bricole stanno crollando e nessuno ha i soldi per cambiarli. Tronchi di otto metri semisommersi sfondano le chiglie delle barche. Ma la ragione del pericolo sta nelle scelte sbagliate del passato

VENEZIA. Uno tra i più importanti "boschi" del Nord Italia è il concentrato di legno esistente in laguna di Venezia. Oltre 10 mila bricole, 50 mila pali e un numero imprecisato di paline. Ma le più importanti sono le bricole cioè i sistemi di delimitazione dei canali formati da tre pali in legno riuniti tra loro. Ogni palo altro non è che il fusto di un albero di almeno 50 centimetri di diametro e alto almeno 8 metri. 80 mila pali quindi la cui vita media in laguna sta precipitando. Se prima un palo di quel diametro, una volta piantato, durava almeno cinque anni, si è poi passati ai tre e ora ancora a meno. L'apertura di nuovi canali, lo scavo eccessivo di quelli vecchi, i lavori alle bocche di porto, tutti sembrano aver portato modifiche alla qualità dell’acqua, come anche alla velocità della corrente e infine alla profondità media della laguna, favorendo l'esplosione delle teredini, organismi marini che si nutrono del legno, divorando, letteralmente i grandi pali.
Il risultato è devastante. Interi canali della laguna sono delimitati da fantasmi, bricole che restano in piedi solo grazie a pochi centimetri di legno ma che sono destinate presto a raggiungere le altre centinaia che sono già crollate, andando poi alla deriva.

Un pericolo enorme per la navigazione se si pensa che il palo resta semi sommerso e può essere visto dai piloti delle barche solo a breve distanza. Di notte poi sono assolutamente invisibili. Se si calcola che ogni palo pesa almeno 4 quintali si capisce come l'incidente provochi nella maggior parte dei casi lo sfondamento della chiglia del natante e l'affondamento della barca in pochi secondi. Una minaccia devastante. Basta fare un giro in tempi di bassa marea sizigia per vedere di persona la situazione.
Il numero di bricole piantate in laguna, poi, è andato aumentando nel corso degli anni per ragioni misteriose. «Una volta si piantavano le bricole solo lungo i canali più importanti ed erano posizionate ogni 75 metri o alle "volte de canal" cioè dove bisognava segnalare le curve o particolari secche», spiega Giovanni Busetto, uno tra i più anziani pescatori pellestrinotti ancora attivi,  che da giovane, tra l’altro, è stato anche “battipali”, «più i due "bricolon de testa" formati da quattro pali di cui uno sporgente, la “dama”. Ma una volta le bricole da tre pali erano rare. La maggior parte erano pali singoli. E non in tutti i canali. Solo poi c'è stata l'esplosione di legno in laguna».
La ragione della parsimonia ai tempi della Serenissima era triplice. In quel tempo la conoscenza dei canali faceva parte del proprio lavoro, non esisteva il diporto nautico: pescatori e trasportatori erano sempre in barca quindi non avevano bisogno delle segnalazioni di canale, che erano riservate unicamente all'ingresso del Bacino per le navi mercantili. C’è poi una ragione economica: il costo per piantare una bricola era enorme e lo è ancora. Piantarne troppe era visto come ciò che è: una follia dal punto di vista economico. Infine una ragione militare: segnalare troppo i canali avrebbe permesso a eventuali imbarcazioni nemiche di orientarsi in laguna. Quando questo avvenne nella Storia della Serenissima la prima cosa che fecero i veneziani fu di togliere le poche bricole esistenti. Questa accorta politica è stata completamente stravolta dalla seconda metà del 1900.
Un esempio. Nel 1956 il canale Crevan, che collega Treporti a Burano o Sant'Erasmo, in laguna nord, non era delimitato da bricole. C'erano un palo ogni 75 metri circa. Lo stesso il canale di Sant'Erasmo che costeggia tutta l'isola da Capannone a Punta Vela. Qui i pali erano messi dagli abitanti del luogo. Semplici paline che delimitavano solo le curve del canale, utili in caso di nebbia assieme al suono delle campane delle chiese, che venivano suonate “a caigo”.
 Poi la gestione della delimitazione di tutti i canali passò al Magistrato alle Acque. Appalti, poche società fornitrici e un giro di soldi che si rivelò spaventoso fecero il resto. «Prima al posto dei semplici pali comparvero le bricole da tre ovunque», continua Busetto, «poi il loro numero aumentò in modo ridicolo. C'erano non più paline ma bricole ovunque, anche dove non solo non  servivano assolutamente, ma potevano costituire un pericolo, specie con la comparsa dei barchini a motore».
Basta percorrere i canali della laguna Nord per accorgersi, per esempio, che ora non più i pali, ma le bricole sono posizionate ogni trenta o venti metri. Nel migliore dei casi il numero dei singoli pali usati in laguna è aumentato di sei volte. Non solo. Lo sviluppo del turismo e del diporto, l'uso cioè delle barche per fini extralavorativi, ha portato molti più natanti in laguna e la richiesta di una segnalazione dei canali che non fosse solo per addetti ai lavori. Quindi canali fino ad allora non segnalati hanno visto, dagli anni settanta in poi, un florilegio di bricole.

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I costi complessivi per il ricambio dei pali sono quindi aumentati in maniera vertiginosa, mentre le ditte fornitrici sono rimaste sempre le stesse. I fondi per piantare nuove bricole venivano comunque trovati con il sistema della "somma urgenza" proprio a fronte del pericolo per la navigazione che un palo semi sommerso rappresenta. Un sistema contabile che però, in tempi di crisi e revisione della spesa, è stato stoppato.
 Qualcosa come 80 mila pali di grandi dimensioni più altre paline di media circonferenza stanno rischiando di crollare da un giorno all'altro trasformandosi in altrettanti "siluri" in grado di provocare naufragi ma i soldi per toglierli e cambiarli sono finiti. «I colleghi più giovani stimano che siano 150 mila. Almeno li togliessero e tornassero al vecchio sistema», chiede Busetto, «ma così, con i pali galleggianti e i loro resti ancora piantati le cui punte si trovano a mezzo metro sotto il pelo dell'acqua il pericolo è davvero alto. Incidenti ce ne sono stati a decine, talvolta gravi ma guardando i barconi in plastica pieni di turisti sono davvero preoccupato. Con alcuni colleghi mettiamo delle reti da cantiere attorno ai mozziconi di bricole, in modo che almeno queste siano visibili, ma non basta».

 

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