In duemila per urlare no all’impianto di Gpl

Cittadini, studenti, categorie economiche e politici marciano tutti insieme 

CHIOGGIA. La città si è fermata per dire no all’impianto Gpl. Duemila persone ieri hanno scelto di interrompere le attività o di rinunciare a qualche ora al mare per scendere in piazza e protestare contro il deposito di Punta Colombi. Sigle di categoria, studenti, politici, amministratori e tanti semplici cittadini con bandiere, magliette e fischietti in marcia da corso del Popolo al deposito. Un fiume di persone guidate dal comitato No Gpl che da quasi due anni sta dando battaglia in ogni sede.

Già dai primi metri di corso del Popolo si poteva intuire ieri che non era un sabato mattina qualsiasi. Non solo per la gente assiepata all’altezza di San Giacomo, per la presenza colorata della banda cittadina e per i suoni scanditi dei megafoni, ma per lo scenario sotto i portici con i negozi listati a lutto. Sulle vetrine cartelli in bianco e nero, simili a epigrafi, che indicavano “Lasciateci vivere. No al deposito gpl” e poco dopo la serrata con le saracinesche abbassate in concomitanza con l’avvio del corteo che è partito alle 9. 45 dallo stendardo. A scaldare l’atmosfera gli interventi iniziali del presidente dei No Gpl Roberto Rossi e del sindaco Alessandro Ferro con la fascia tricolore. «L’amministrazione comunale è da sempre in prima fila per opporsi all’impianto», spiega Ferro, «la nostra battaglia non è arretrata di un millimetro. Abbiamo fatto e continueremo a fare tutto quello che è in nostro potere per fermarlo».

«Non esistono opere compensative che possano farci digerire l’impianto», ribadisce Rossi, «qui questo deposito non ci può stare. Siamo convinti che le azioni legali aperte ci daranno ragione. Anzi, se dalla Procura arrivasse un segnale prima dell’udienza del Tar del 10 maggio di certo potrebbe essere significativo. Da anni non si vedeva una partecipazione tale a una manifestazione promossa dal basso, è evidente che la città non vuole questo impianto».

Il corteo è partito dalla piazza verso le 10 ritmato dagli slogan contro il deposito urlati dai megafoni. Lungo il percorso tre tappe. La prima in campo Duomo per ricordare che ciascun bombolone raggiunge le dimensioni del campanile; la seconda alla scuola primaria Marchetti per ricordare la vicinanza (300 metri in linea d’aria) dell’impianto da siti sensibili come scuole, stadio, ferrovia; la terza sopra il ponte della Tombola per salutare le imbarcazioni (barche a vela del circolo nautico e canoe del Canoa Kayak Chioggia) che si sono unite al corteo via acqua in una sorta di accerchiamento sui due lati.

Davanti al deposito, attorno alle 11, si è esibita di nuovo la banda e poi a raffica tutti gli interventi dei rappresentanti di categoria e dei politici. Il mondo della pesca, dell’artigianato, del commercio, del diportismo hanno ribadito un convinto supporto alle azioni del comitato per fermare un impianto che avrà riflessi negativi sui comparti economici di riferimento. Molti anche gli studenti. «Non è la battaglia del comitato, della politica o degli studenti», spiega Giacomo Spinadin del collettivo studentesco, «è una battaglia della città intera che non può accettare di subire uno scempio di questa portata. È uno sfregio ambientale, nel cuore della laguna, a due passi dal centro storico».

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