In due verso il processo per il crac del ristorante «Distratti soldi e beni»
Davanti al giudice veneziano
finisce Vincenzo D’Agostino,
ex consigliere comunale
«Sono tranquillissimo»
Sotto accusa anche una donna
DOLO. Fallisce la società che gestiva il ristorante “Alla Posta” sulla Brentana a Dolo, in due verso il processo con l’accusa di bancarotta. Si tratta di Sonia Fulciniti, amministratore unico di Dama srl, la società che è fallita, e Vincenzo D’Agostino, considerato dalla Procura amministratore di fatto della stessa. D’Agostino è conosciuto a Dolo per le sue battaglie civiche, oltre che per essere stato consigliere comunale.
La società era stata dichiarata fallita dal Tribunale di Venezia nel 2016. Secondo l’accusa, i due in concorso tra loro «distraevano e occultavano beni e attrezzature e la somma di 211 mila e 340 euro prelevandola dai conti correnti intestatati alla società attraverso assegni e bonifici».
Fra le accuse c’è anche quella che «allo scopo di procurare a sé o a altri un ingiusto profitto o recare pregiudizio ai creditori, sottraevano, distruggevano o comunque occultavano libri e altre scritture contabili non rendendo possibile la ricostruzione del patrimonio o del movimento degli affari e non consegnando alcuna documentazione contabile dal 2014».
Per la Procura, inoltre, D’Agostino e Fulciniti in concorso tra loro «aggravavano il dissesto della società astenendosi dal richiedere la dichiarazione del proprio fallimento nel 2010, quando si era verificata una perdita di 59.776 euro che azzerava completamente il capitale sociale con una esposizione debitoria alla data del fallimento di 805 mila euro».
Vincenzo D’Agostino è difeso dall’avvocato Pietro Someda del foro di Padova mentre Sonia Fulciniti dall’avvocato di Dolo Stefano Marrone. Da Vincenzo D’Agostino arriva una presa di posizione. «Sono tranquillissimo», dice l’ex consigliere comunale, «Ho prestato una somma considerevole ad una persona che conoscevo da ragazzino per il ristorante “Alla Posta” che gestiva in prima persona. La somma non mi è stata restituita e la promessa di vendere l’azienda non è stata esaudita. Sono accusato di aver sottratto circa 41 mila euro, in parte prelevati con autorizzazione scritta dal conto corrente del ristorante. Ho chiesto il fallimento della srl Dama in sede civile, mi è stato accordato. Anche i fornitori avrebbero dichiarato di non aver mai avuto rapporti con il sottoscritto».
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