In cinquecento alla chiusura del Ramadan

JESOLO. Festa per la chiusura del Ramadan, ieri più di 500 musulmani allo stadio Picchi nel ricordo delle vittime del terrorismo in Bangladesh. L’imam Jakir Hussain ha voluto un minuto di silenzio per le vittime del tragico attentato, molte delle quali italiane. La comunità musulmana, composta per lo più da cittadini originari del Bangladesh, ha teso una mano a quella italiana e a tutta l’Europa a testimonianza dalla ferita inferta a tutti.
«La nostra grande festa Eid», ha detto l’imam, «cioè giorno di Felicità, ma non siamo felici. Siamo in lutto per quello che successo in Bangladesh. I nostri ospiti sono stati attaccati e uccisi brutalmente a Dacca. Non abbiamo parole per rivolgere le condoglianze alle famiglie che hanno perso i loro cari. Citiamo un versetto dal corano che fondamento della nostra religione. Il corano condanna questo atto dicendo “chiunque uccida un uomo che non abbia ucciso a sua volta o che non abbia sparso la corruzione sulla terra sarà come se avesse ucciso l’umanità intera”. Quindi noi consideriamo l’attacco ai nostri ospiti come un attacco anche a noi. I musulmani, e tutti bengalesi in Italia e in Bangladesh condannano gli atti di terrorismo. Le nostre profonde condoglianze a tutti italiani coloro che hanno perso i loro familiari, amici e connazionali a Dacca».
Alla festa ha partecipato anche il vicesindaco Roberto Rugolotto, in silenzio rispettoso. Salvatore Esposito, del comitato per i diritti civili, ha commentato: «I musulmani che vivono e lavorano a Jesolo sono stati davvero profondi e sinceri nella loro preghiera per la chiusura del Ramadan, questo è un segnale importante nell’ottica della pace, convivenza e integrazione».
Ma a Jesolo la tensione aumenta e anche sulle spiagge, dove gli extracomunitari sono una presenza costante, sia nel lavoro stagionale sia tra gli ambulanti. Tanti turisti e residenti guardano con occhi diversi la comunità del Bangladesh, che arriva fino a duemila persone in piena estate a Jesolo. «Abbiamo notato», dice Irene Secchiati, jesolana di religione ebraica da sempre impegnata nel sociale, «che tanti dopo l’attentato di Dacca guardano diversamente i cittadini del Bangladesh e questo non è giusto». (g.ca.)
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia