«In cimitero a San Michele si va per pregare, non per la visita turistica»
VENEZIA. E’ il giorno della commemorazione dei fedeli defunti. Nel tratto acqueo Fondamenta Nuove e cimitero di san Michele è un incessante via vai di vaporetti e di persone, veneziani e turisti. La loro meta è la stessa, lo scopo differente. Tra le mani dei primi mazzi di crisantemi, dei secondi guide illustrate. Nello splendido avamposto rinascimentale del Codussi arriva il patriarca Francesco Moraglia e concelebra. Assieme a una decina di sacerdoti, presenti autorità civili e militari. All’inizio della messa solenne interviene monsignor Ettore Fornezza, incaricato dalla Curia di guidare i servizi liturgici del camposanto. Ringrazia e invita le autorità civili e religiose della città a una maggiore attenzione «affinché la chiesa e il cimitero possano continuare ad essere sempre luogo di preghiera e non di visita turistica».
A cerimonia conclusa il prelato chiede aiuto alla sua Chiesa: «Sono solo a fare questo servizio. Vorrei una maggiore presenza dei miei confratelli nel sacerdozio. Partecipate ai funerali dei vostri fedeli e accompagnateli in questo luogo santo». Inizia la messa animata dalla corale “Amici” di Campalto. Ai fedeli il Patriarca pone riflessioni, profonde e chiare. «Tante cose sono opinabili nella nostra vita, le attendiamo e non accadranno mai. L’unica realtà certa è la morte. Qualsiasi età, conto in banca, notorietà politica, sociale, mediatica abbiamo, per tutti noi c’è un fatto certo che ci sta innanzi, la morte. C’è la corsa ad esorcizzarla, a smuoverla con la psicanalisi ma c’è il Vangelo».
Il presule cita papa Francesco, papa Giovanni Paolo II, anche il danese Kierkegaard, filosofo esistenzialista e pastore. «Il cristiano non la teme, non perché la morte non fa paura, la morte fa paura, ma il cristiano è sorretto dalla morte di Cristo risorto». «Se è vero che i luoghi chiamati cimiteri – il termine deriva dal latino e significa dormitorio – non sono luoghi turistici ma di preghiera bisogna rinnovare la nostra predicazione sulla realtà ultima, l’incontro con il Signore». Prima della benedizione dei campi dalla cappella di San Cristoforo il Patriarca si reca nel campo dei religiosi per la benedizione della sepoltura del sacerdote veneziano, don Alberto Da Ponte, deceduto lo scorso lunedì e arrivato da Stretti di Eraclea.
Al termine del rito la deposizione di corone d’alloro ai caduti in guerra dal Comune di Venezia, Presidio Militare e Prefettura. Sull’argomento dei cimiteri il vice sindaco Sandro Simionato evidenzia: «Certo ci vuole rispetto. Non dobbiamo dimenticare il senso per cui ci sono, ma San Michele è un cimitero monumentale». Nei campi delimitati da cipressi e tassi si trovano lapidi e sepolcri antichi. Numerosi sono i personaggi celebri sepolti, l’artista Emilio Vedova, il grande interprete goldoniano Cesco Baseggio, il musicista Igor Stravinsky, i poeti Josif Brodsky, russo, premio Nobel 1987 per la letteratura, e Ezra Pound, statunitense. Scende la bruma nella “città dei morti”. E lascia spazio al silenzio.
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