In chiesa con il cane ogni domenica a San Zulian si può

Il parroco: «Sono i benvenuti se non disturbano la funzione» Gli animali tollerati meglio delle persone in maschera

Cani e damigelle in chiesa. È successo lo scorso sabato a San Zulian; l’edificio religioso si trova in Spadaria, a pochi passi da Piazza San Marco.

Durante la messa prefestiva (ore 17, 30) un signore è entrato nel tempio con il suo inseparabile “quattrozampe” a guinzaglio. Contemporaneamente ha varcato la soglia anche una famigliola con un neonato che ha urlato per tutto lo svolgersi della messa.

Il veneziano si è posizionato su uno degli ultimi banchi della navata sinistra, invece i genitori del piccolo ne hanno occupato uno della navata destra. Il proprietario di “bobby”, durante la celebrazione, continuava ad elargire carezze e a prendere in braccio il suo cane di taglia media che non ha mai né dato segni di insofferenza, né abbaiato, nemmeno quando il veneziano ha lasciato il posto per andare a ricevere la Comunione.

Sulla questione, la presenza o meno dei cani in chiesa, don Massimiliano D’Antiga, rettore della chiesa di San Zulian e amministratore parrocchiale di San Salvador, ha dato una risposta chiara.

Innanzitutto il sacerdote ricorda che ogni anno nel giorno dedicato a Sant’Antonio Abate (17 gennaio) rinnova l’appuntamento con la benedizione degli animali.

«La mia chiesa è aperta a tutti, anche ai cani. Tanti fedeli li portano a messa», esordisce don Massimiliano che prosegue. «Lo permetto per più motivi. Primo: voglio andare incontro ai proprietari che non possono lasciarli in casa perché nel condominio farebbero rumore e abbaierebbero. Secondo: non vedo il motivo per cui un cane non possa entrare in chiesa nel momento in cui non disturba. Rispetto il pensiero di chi è contrario; da parte mia ho un’esperienza ormai ventennale di cani in chiesa, anche una decina contemporaneamente che non hanno mai fatto distogliere l’attenzione durante i momenti di raccoglimento. I proprietari si mettono negli angoli della chiesa e i cani sono tranquilli. Per me è una grande gioia. Dove sta il problema?».

E sorridendo conclude: «Piuttosto chi ha strillato per tutta la messa è stato il neonato. Per la maleducazione dei genitori in quella situazione è stato torturato. Il piccolo con il suo pianto chiedeva aiuto». Nel frattempo sulla soglia della chiesa di San Zulian si sono presentate due damigelle agghindate in abiti settecenteschi che resesi conto dello svolgimento della celebrazione si sono ritirate con un veloce dietro front. Contemporaneamente è entrato un gruppetto di tre giovani con una bimba che indossando maschere rifinite di piume sul viso ha sostato accanto alla porta d’ingresso. È rimasto una decina di minuti: uno sguardo alle opere artistiche, una preghiera, una genuflessione, un’offerta. Sull’argomento nella vicina chiesa di San Salvador è stato posizionato un cartello “no mask”.

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