In cento contro la discriminazione
MIRA. C’era circa un centinaio di persone scarse ieri mattina in piazza Municipio a Mira per protestare contro la decisione della giunta grillina di Alvise Maniero di “licenziare” l’assessore all’Ambiente Roberta Agnoletto. Una decisione che Agnoletto ha detto essere stata motivata dal fatto di essere incinta. Ad organizzare la manifestazione sono state le attiviste del comitato “Usciamo dal silenzio” di Mira. L’iniziativa aveva un titolo che era un programma: “Vogliamo un paese per donne” . Ad appoggiarla c’erano il Pd , Sel, Rivoluzione Civile il sindacato dei pensionati della Cgil, l’Anpi della Riviera e tanti volti noti delle passate stagioni della sinistra rivierasca e mirese, pochi i giovani. A leggere messaggi contro la discriminazione di genere c’era l’attrice Michela Monichitto. «Siamo qui», hanno spiegato le attiviste del neonato comitato, «per dire no ad ogni forma di violenza contro le donne, in casa per la strada nei luoghi di lavoro nelle stanze della politica e dell’amministrazione. Vogliamo dire sì alla tutela dei diritti delle donne qui ora e sempre» . In Piazza IX Martiri è stata letta parte della lettera che l’assessore Agnoletto ha inviato a tutti i dipendenti del Comune e alle forze politiche dopo la decisione del sindaco di estrometterla. Decisione comunicatagli dalla presidente del consiglio comunale Serena Giuliato. Non mancano ad arrivare intanto le prese di posizione delle amministratrici locali. L’assessore alle Pari opportunità del Comune di Marcon Claudia Bonotto, interviene sul “caso Mira” «Disgusto, offesa, ma soprattutto un grande senso di rabbia», dice Bonotto. Non bastavano le indecenti affermazioni dell'ex premier nei confronti della manager di Green Power, anche il neo sindaco Maniero è caduto come quella moltitudine di uomini che, di fronte ad una maternità, rilevano solo il dato della assenza dal posto di lavoro, senza invece riflettere sul valore aggiunto che una donna, come madre e come donna, possa offrire ad una visione globale della comunità che sta amministrando. Quello che più mi colpisce», conclude, «è la ferma accettazione di tali ingiustizie».
Alessandro Abbadir
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