In cella per rapina stroncata a 51 anni, disposta l’autopsia

Elisabetta Tesan era in carcere dalla fine di agosto per il colpo al supermarket Prix di Dorsoduro. Di recente non era stata bene e perciò era stata ricoverata

GIUDECCA. Oggi mercoledì, ironia della sorte, davanti al tribunale del Riesame il suo difensore Florindo Ceccato avrebbe dovuto discutere la richiesta di attenuazione della misura cautelare. Elisabetta Tesan, 51 anni, se ne è andata all’improvviso nella notte tra sabato e domenica. Era in carcere alla Giudecca dal 26 agosto, accusata di aver rapinato il supermercato Prix in Fondamenta dei Cereri a Dorsoduro assieme al giudecchino Alberto Carlesco.

Di certo c’è che la donna, con precedenti alle spalle, aveva qualche problema di salute. Nei giorni scorsi, per l’aggravarsi del suo quadro clinico, Elisabetta Tesan era stata ricoverata in ospedale. Qualche giorno di controlli, dopodiché era stata dimessa. Nella notte tra sabato e domenica, il dramma. Quando il medico è arrivato nella cella della 51enne, non c’era già più nulla da fare. Inutile anche il massaggio cardiaco praticato dal personale del Suem 118 intervenuto alla Giudecca. La prima ipotesi è che a stroncare Tesan sia stata una crisi cardiaca.

Il pubblico ministero di turno Fabrizio Celenza ha disposto l’autopsia sulla salma di Tesan per fugare ogni dubbio, tenuto conto peraltro che la donna si trovava ristretta alla Giudecca. L’esame sarà eseguito nella giornata di oggi, dopodiché sarà possibile fissare le esequie.

Tesan era tornata alla ribalta delle cronache veneziane perché accusata della rapina al Prix. Il cassiere era stato minacciato con una pistola affinché consegnasse l’incasso di 1200 euro. Teson e il complice erano poi fuggiti, venendo rintracciati in Campo San Basilio. La donna aveva collaborato, spiegando ai carabinieri che Carlesco aveva gettato la Beretta 92 “Bruni” con cariche a salve e tappo rosso manomesso in Rio de l’Avogaria. L’arma era stata recuperata dai subacquei dei vigili del fuoco. —
 

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia