«In carcere accusata di piacchiare mia figlia. Una notte d’inferno»

L’avventura di una psicoterapeuta veneziana a Siviglia. La testimone poi ritira l’accusa. Ma ora le sarà chiesto un risarcimento di 100 mila euro

di Gianluca Codognato

VENEZIA. L’hanno ammanettata, trascinata dentro l’auto, condotta in questura, interrogata come una terrorista e poi lasciata in “gattabuia” per un’intera notte. Il tutto, con una accusa infamante: maltrattamento nei confronti della figlia, 8 anni, alla quale avrebbe rotto il naso con un pugno. Per M.M. - 35enne psicoterapeuta veneziana trasferitasi tre anni fa a Siviglia con il marito, lo scrittore G.S. – l’incubo kafkiano si materializza lo scorso 9 febbraio nella città spagnola, dopo una festa di carnevale. Fatale la testimonianza di una passante che avrebbe visto la professionista veneziana colpire con un pugno la bambina. Una versione del tutto fantasiosa, contraddetta dalle molte persone presenti sulla scena ma considerata oro colato dalla Polizia Nazionale spagnola. Alla fine la testimone ha ritirato la denuncia.

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